L’account X del Museo del campo di concentramento di Auschwitz continua a perdere follower. “Nel mese di marzo – si legge in un messaggio appena postato sul social ex Twitter – abbiamo perso 4800 contatti. Continuiamo a chiedere il tuo impegno“, prosegue il testo, “per dare forza a questa incredibile comunità. Aiutaci a mantenere viva la memoria. Sostieni la nostra missione online e amplifica la nostra voce”. Il dato è una conferma di una tendenza negativa che va avanti da molto tempo: lo stesso account, nel luglio del 2023, lamentava già l’addio di ben 19mila followers nei sei mesi precedenti.

Auschwitz, che è diventato un memoriale del terrore, del genocidio e dell’Olocausto, fu fondato dai nazisti tedeschi nel 1940, nei sobborghi di Oswiecim, una città polacca che fu annessa al Terzo Reichi. Il suo nome fu cambiato in Auschwitz, che divenne anche il nome del Konzentrationslager Auschwitz. All’inizio doveva essere un altro campo di concentramento, ma a partire dal 1942, è diventato anche il più grande dei centri di sterminio dove è stata realizzata “la soluzione finale”.

I tedeschi isolarono tutti i campi e i sottocampi dal mondo esterno e li circondarono con recinzioni di filo spinato. Ogni contatto con il mondo esterno era proibito. Tuttavia, l’area amministrata dal comandante e pattugliata dalla guarnigione del campo delle SS andava oltre il terreno racchiuso dal filo spinato. Comprendeva un’area aggiuntiva di circa 40 chilometri quadrati (la cosiddetta “Interessengebiet” – zona di interesse), che si estendeva intorno ai campi di Auschwitz I e Auschwitz II-Birkenau. Un’area di cui ha raccontato il film, poi vincitore dell’Oscar 2024, proprio dal titolo La zona di interesse.

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