Gli affari e le dinamiche interne alla Curva Nord dell’Inter si stanno rivelando sempre più un caso a livello nazionale. Anche e soprattutto per i collegamenti passati e presenti con elementi del crimine organizzato, legati in particolari a temibili cosche di ‘ndrangheta. Da un direttivo all’altro lo spartito mafioso è sempre lo stesso. Se prima, con a capo Vittorio Boiocchi, poi ucciso il 29 ottobre 2022, vi erano le famiglie di Isola Capo Rizzuto, e cioè i Pompeo del quartiere milanese di Affori vicini di al clan Flachi, oggi, con il direttivo in mano a Marco Ferdico, che nel 2017 ha patteggiato una condanna per droga e la cui sorella lavora per l’Inter, ci sono le famiglie di Rosarno, in particolare i Bellocco, nello specifico Antonio Bellocco nipote diretto del capobastone.

Di questo e altro sono stati chiamati a riferire i dirigenti dell’Inter davanti alla Commissione antimafia del Comune di Milano. Dal verbale di circa 40 pagine emerge un primo dato non di poco conto. A domanda sulla presenza mafiosa in curva infatti l’avvocato Adriano Raffaelli, presidente dell’Organo di vigilanza dell’Fc Internazionale, ha chiaramente detto: “Il fatto che la curva possa essere infiltrata è qualcosa su cui stiamo molto concentrati. E fra l’altro, sulla quale richiamiamo l’attenzione anche dei nostri calciatori”. E ancora: “L’articolo del codice di giustizia sportiva che riguarda i rapporti con la curva ha come rubrica la prevenzione dei fatti violenti. Beh, questo è un articolo che dice come bisogna comportarsi, e la prima cosa che dice è: signori non dovete contribuire in alcun modo ai gruppi ultrà. Questa è una regola che viene seguita in maniera molto diligente e che viene inculcata anche ai nostri calciatori”.

I quali, forse ingenuamente, in questi mesi di campionato hanno avuto rapporti probabilmente troppo stretti con membri della curva. A partire dalle tante maglie lanciate ai tifosi alla fine delle partite in trasferta. Mentre Gianluca Cameruccio chiamato direttamente dall’ad Giuseppe Marotta a gestire la sicurezza per la società ha spiegato: “La mia presenza mostra l’impegno che la società mette nei confronti dei problemi della gestione degli eventuali problemi di criminalità organizzata”. Lo stesso che però, rispetto allo svuotamento della curva la sera del 29 ottobre subito dopo la notizia dell’omicidio di Boiocchi, con migliaia di persone cacciate a forza dai leader della Nord, ha ammesso: “La scelta di non opporre resistenza è stata presa dal dirigente del servizio che è un dirigente di polizia. Ovviamente si è consultato con me”. Dopodiché “noi il 90% di queste persone siamo riusciti a farle rientrare dalle porte laterali”. Un’assenza di intervento certamente “brutto a vedersi ma a mio avviso gestito in una maniera corretta”.

Insomma, in società il focus dell’infiltrazione mafiosa è ben presente al di là degli articoli di stampa. A tal punto che sul tema dei parcheggi interni allo stadio fu proprio l’Inter a segnalare alla società KissandFly, titolare dell’affidamento avuto dalla concessionaria Mi-Stadio, che un suo stipendiato e addetto ai controlli era Giuseppe Caminiti, parente del narcos calabrese Salvatore Papandrea e, per come emerge dall’indagine San Lorenzo della Dda di Milano, vicino al boss di San Luca Giuseppe Calabrò detto u Dutturicchiu. Spiega, infatti, Raffaelli: “Caminiti è stato mandato via da Kissandfly, perché l’Inter ha detto che Caminiti non deve circolare (…) perché Caminiti comunque era uno di quei personaggi che avevano dei comportamenti che non ci piacciono (…). Indichiamo noi questa cosa, e devo dire, che quando abbiamo segnalato la cosa, Kissandfly l’ha preso e l’ha mandato via”, anche perché spiega ancora il capo dell’Odv la società “è sottoposta a regole molto stringenti dal nostro punto di vista per quanto riguarda l’attenzione a questi temi (…). La clausola dice che (…) visto il contratto in vigore avente progetto servizio di gestione, presidio degli accessi di determinate aree siete tenuti al rigoroso rispetto dei principi morali comportamentali, che sono scolpiti nel codice etico, la violazione del quale, così come della normativa Antimafia, è causa di risoluzione del contratto stesso”.

Dopodiché è emerso il dato rilevante di come la società prima della finale di Champions a Istanbul e subito dopo aver consegnato i mille codici Uefa per i biglietti alla Curva abbia segnalato immediatamente alla Digos i nomi dei soggetti che li hanno ritirati per poi distribuirli. La vicenda dei biglietti dati agli ultras, da allora sotto osservazione da parte degli inquirenti, portò a uno sciopero del tifo durante i primi minuti della finale e poi nella prima di campionato contro il Monza in casa. Spiega Raffaelli: “Una cosa che può essere di interesse è che tutti i biglietti che sono arrivati alla curva, sono stati dati a nomi e cognomi di determinate persone, questi nomi, cognomi dei personaggi della curva che prendevano il biglietto sono stati segnalati alla Digos immediatamente”. E ancora: “Alla curva arrivano alla fine circa mille biglietti (…). Una percentuale del 6% molto bassa rispetto a quella che è la frequentazione della curva”. Molti, dunque, i temi sul tavolo della Commissione. Gli stessi che oggi in Dda occupano il tavolo di un pm della Procura di Milano.

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