Domenica 26 maggio 2024 la maglia rosa sfreccerà per le vie della Capitale, celebrando il gran finale del Giro d’Italia nel centro di Roma. Uno spettacolo già visto nel 2023, che si ripeterà fra qualche mese, poi di nuovo nel 2025 e, perché no, magari persino nel 2026. Un tris sicuro, che potrebbe diventare addirittura un poker, ipotecato a suon di fondi pubblici: oltre un milione l’anno versati dal Comune di Roma a Rcs Sport, la società che organizza la corsa ed appartiene ad Urbano Cairo. In attesa di risultati su trasporti, rifiuti, le vere emergenze della Capitale, l’amministrazione Gualtieri un risultato l’ha portato a casa: trasformare Roma nella sede d’arrivo quasi permanente del Giro d’Italia. Questione di priorità. E le due ruote – anche se non intese come mobilità sostenibile – sembrano essere un vero pallino del sindaco e dell’assessore Onorato, che la delega ai grandi eventi l’ha voluta e la sta esercitando a fondo. Giro d’Italia compreso.

Già nel 2023 la Corsa Rosa si era conclusa a Roma, in controtendenza con la tradizione che vuole l’arrivo solitamente in una città del Nord, dopo le tappe decisive di montagna. E cosa può convincere gli organizzatori a spostare la carovana di centinaia di chilometri per disputare una singola tappa finale? La risposta è semplice: soldi, tanti soldi. Ospitare la corsa più amata dagli italiani, infatti, non è gratis. Oltre ai servizi collaterali (lavori stradali, pulizia, sicurezza, allestimenti), che pure hanno il loro costo, la città sede di partenza o arrivo di tappa versa una “fee” agli organizzatori. Nel 2023 Roma sborsò circa un milione e mezzo di euro, pagati addirittura coi finanziamenti del Pnrr. Quelli ormai sono finiti (“magari ce ne fossero ancora”, sospirano dal Campidoglio), e per onorare il nuovo contratto bisognerà attingere dai fondi ordinari del Comune, comunque pubblici.

Il Fatto è entrato in possesso dei dettagli dell’accordo in via di formalizzazione fra Roma Capitale e Rcs Sport, branca sportiva del gruppo editoriale di Cairo, che organizza il Giro. Stavolta la cifra richiesta è di 1,2 milioni di euro, ad edizione. Perché il contratto non riguarderebbe solo il 2024 ma anche l’anno prossimo. Con una data già cerchiata in rosso sul calendario: 1° giugno 2025, con una settimana di slittamento richiesta all’Uci (l’Unione internazionale) per prevedere le celebrazioni della Festa della Repubblica durante la Corsa Rosa. Nell’anno in cui a Roma ci sarà pure il Giubileo.

Non basta: Rcs ha già dato la disponibilità a proseguire la collaborazione anche nel 2026. Del resto non è semplice di questi tempi trovare un’amministrazione che paghi così bene. Giusto pochi giorni fa la celebre Milano-Sanremo è partita da Pavia invece che dal capoluogo che pure dà il nome alla più importante classica di primavera italiana, pare per un’offerta superiore, nell’ordine di 100mila euro. L’organizzatore – sempre Rcs – non si è fatta scrupoli a rinnegare la tradizione. E parliamo di pochi spiccioli. Figuriamoci milioni. Se Milano nicchia, Roma non bada a spese e ha aperto le casse, prima del Pnrr e ora del Comune, per assicurarsi la tappa finale del Giro, un evento che coinvolgerà più municipi, non solo il centro storico, e con eventi collaterali per tutta la giornata garantirà partecipazione e visibilità. Qualcuno obietterà che non sono propriamente queste le priorità della Capitale. Cairo nel dubbio ringrazia. E incassa.

Twitter: @lVendemiale