L’edilizia milanese continua a far discutere. Perché il 20 marzo sono state diramate due determine dirigenziali del Comune di Milano, la 3/2024 e la 4/2024 firmate dalla dirigente Simona Collarini, che spiegano nel dettaglio come gli uffici comunali dovranno comportarsi viste le inchieste della magistratura che coinvolgono diverse iniziative edilizie e dipendenti comunali del settore Rigenerazione Urbana (quello deputato a gestire l’edilizia meneghina). I due documenti forniscono indicazioni pratiche con il fine di “orientare temporaneamente l’attività amministrativa tenendo conto delle indicazioni desumibili dal decreto del GIP di Milano (…), sino a nuove indicazioni operative e interpretative desumibili da fonti legislative, giurisprudenziali, o comunque istituzionali”. Un passaggio necessario dopo quello prettamente politico della giunta Sala che con la delibera 199 del 23 febbraio dava indicazione agli uffici di rivedere l’approccio usato fino a quel momento per concedere titoli edilizi.

Le reazioni non si sono fatte attendere: Regina De Albertis, Presidente di Assimpredil Ance, l’Associazione delle imprese di costruzione edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza ha affermato che “Le due disposizioni di servizio emanate mercoledì dal Comune destano profonde preoccupazioni negli operatori e in tutta la filiera delle costruzioni e non possono certamente rappresentare una soluzione alla situazione creatasi a seguito delle indagini della Procura. Senza entrare nel merito giuridico della vicenda, è evidente che l’applicazione ai procedimenti autorizzativi edilizi dei criteri delineati dalle suddette disposizioni di servizio avrà l’effetto non solo di aumentare la situazione già oggi diffusa di paralisi dell’attività edilizia per il futuro, ma di creare anche gravissime incertezze sui cantieri già in corso o in fase di partenza sulla base di titoli edilizi già efficaci e consolidati”.

Le ha prontamente replicato Pierfrancesco Majorino, capogruppo PD in Regione Lombardia e responsabile casa segreteria nazionale Pd: “Ho letto le preoccupazioni di Regina De Albertis sugli effetti delle recenti disposizioni del Comune di Milano in relazione ai temi dell’ urbanistica. De Albertis sottolinea un rischio, quello della paralisi del settore edilizio, che non può che stare a cuore a tutti i rappresentanti di forze sociali, economiche, della cooperazione e politiche che hanno a cuore il futuro della città. Tuttavia non si può in alcun modo ignorare quel che l’operato della magistratura sta concorrendo a definire. Mi permetto di fornire un consiglio non richiesto all’amministrazione comunale. Quello di prendere in esame l’idea di dare vita ad una nuova versione del piano di governo del territorio”. Majorino ha poi concluso: “Il sindaco Sala giustamente sta ponendo un tema: come coniugare nuovamente la crescita della città con l’inclusione”.

Anche Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia in Comune, è intervenuto contestando sia le determine che Majorino: “Il Comune di Milano, per la paura di far ricevere avvisi di garanzia a dirigenti e assessori, ha preferito cedere alle teorie della Procura mortificando la credibilità di Milano e dell’intera cittadinanza. Tuttavia, è impensabile, come sostiene Majorino, che si scriva oggi il nuovo Pgt quando non sappiamo nemmeno quanti possano essere i progetti a rischio – avevo presentato un’interrogazione per sapere quali fossero i 150 menzionati da Sala, ma ho ricevuto una risposta evasiva e insoddisfacente -. Come al solito, l’esponente DEM, la butta sull’ideologia non sapendo, o facendo finta di non sapere, che le regole urbanistiche prevedono già che da una certa soglia la quota di edilizia convenzionata è obbligatoria. All’ideologo stalinista Monguzzi sottolineo che il modello Milano è apprezzato nel mondo: il modello che lui vorrebbe è quello medievale. I funzionari del Settore Rigenerazione Urbana hanno tutta la nostra solidarietà, ma penso che le responsabilità siano da ricercare in qualcun altro”.

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