“Annarita Torriero mi raccontò che il giorno che Serena era scomparsa, il 1 giugno 2001, lei era stata in caserma: era andata a portare un panino e una scheda telefonica a Santino Tuzi. Mi disse che quella mattina aveva visto Serena”. È la testimonianza in aula di Sonia Da Fonseca nel processo d’appello per l’omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. Lo scorso 26 ottobre i giudici della I Corte d’assise d’appello di Roma avevano dato il via libera all’apertura del dibattimento per sentire consulenti e testimoni. In primo grado tutti gli imputati erano stati assolti. Marco Mottola, suo padre Franco, ex comandante della caserma di Arce, e la madre Anna Maria, accusati di concorso in omicidio, erano stati assolti con la formula “per non aver commesso il fatto”. Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento assolti “perché il fatto non sussiste”.

Da Fonseca era vicina di casa di Annarita Torriero, che aveva avuto una relazione con Santino Tuzi, il brigadiere morto suicida nel 2008 dopo aver rivelato di aver visto Serena entrare in caserma. “Annarita Torriero si era trasferita nella casa popolare di Ceprano, quando la madre era morta, abitavamo sullo stesso pianerottolo ma prima di quel momento l’avevo vista solo qualche volta. Varie volte ho incontrato Santino o per le scale o sul pianerottolo, veniva a trovare Annarita – spiega – E lei andava spesso in caserma quando Santino la chiamava perché aveva bisogno di qualcosa”. Da Fonseca ha poi riferito un colloquio che ebbe con Torriero, il marito e la sorella in macchina il 9 ottobre 2008. “Andammo in caserma con Annarita, il marito e la sorella. Io le dissi ‘tu devi dire la verità’ e lei mi disse di farmi gli affari miei – ricorda – Anche il marito le ripeteva di dire la verità. Ci disse ‘state zitti che mi mettete in mezzo ai guaì”.

“Anna Rita Torriero disse che il motivo del suicidio di Santino era che sapeva qualcosa di Serena, può darsi che lo abbiano minacciato o forse non si è suicidato. – ritiene la teste – Il giorno del suicidio di Santino Tuzi, Annarita Torriero suonò alla porta, entrò a casa mia e mi prese il telefono cellulare, era preoccupata, diceva ‘devo parlare con Santino’. Disse che era al telefono con lui quando aveva sentito gli spari, che Santino non rispondeva più. Raccontò che Santino voleva che lo raggiungesse alla diga ma lei si era rifiutata di andare – ha detto in aula – Diceva che se ci fosse andata avrebbe fatto la stessa fine ma non ha specificato perché. Poi aggiunse ‘ho chiamato i carabinieri gli ho detto di andare alla diga di Arce ma loro sono andati da un’altra parte”, ha proseguito. Da Fonseca ha poi riferito un colloquio tra Annarita Torriero e la sorella. “Parlavano del fatto che Santino stava ritrattando – racconta – poi Annarita disse che Santino aveva un grande esaurimento, che era troppo nervoso anche per il trasferimento”.

I giudici hanno poi rigettato la richiesta di perizia sulle due intercettazioni relative a colloqui tra Sonia Da Fonsec e l’appuntato dei carabinieri Ernesto Venticinque, ritenendo la richiesta avanzata dal procuratore generale “intempestiva e non necessaria”. Si tratta di un’intercettazione ambientale di una conversazione avvenuta in macchina il 28 settembre 2008 e un’intercettazione telefonica del 10 ottobre dello stesso anno.

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