Il 15 luglio 2022 il processo in primo grado per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce (Frosinone) trovata priva di vita nel giugno del 2001, fini con l’assoluzione degli imputati. Procura e parte civile avevano fatto ricorso contro il verdetto. Oggi, come riporta l’Ansa, a sorpresa i giudici della Corte d’assise d’appello di Roma hanno dato il via libera alla riapertura del processo accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura Generale che ha chiesto l’audizione di 44 testimoni. Gli imputati sono il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Annamaria ed il figlio Marco, accusati di omicidio, per il luogotenente Vincenzo Quatrale, a cui è contestato il concorso in omicidio e per l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

Nell’udienza del 20 novembre verranno sentiti tutti i consulenti delle parti e poi, alla luce di quanto emergerà in aula, si procederà sull’eventuale ascolto di testi. Tra quelli individuati dall’accusa c’è anche c’è il luogotenente Gabriele Tersigni, ex comandante della stazione dei carabinieri di Fontana Liri, a cui il brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008, aveva affidato le sue confidenze dopo gli interrogatori del 28 marzo e del 9 aprile di quell’anno. A Tersigni, Tuzi avrebbe rivelato di aver visto Serena entrare in caserma la mattina del 1 giugno 2001, giorno in cui la ragazza scomparve per essere poi trovata legata a un albero nel bosco Fonte Cupa nella vicina località Anitrella con una ferita alla testa e un sacchetto sulla testa. Per l’accusa la sua testimonianza sarebbe fondamentale anche alla luce del fatto che in primo grado i giudici decisero di non sentirlo. I giudici hanno rigettato la richiesta di una nuova perizia ingegneristica robotica. “Valutate voi se non è il caso di eseguire – ha detto in aula il pg – una perizia sul calco del pugno di Franco Mottola fatta da un esperto da voi nominato” per effettuare un confronto con l’impronta sulla porta dell’alloggio della caserma dell’Arma di Arce.

“Sono contento, molto contento. Anzi speriamo si faccia molta più luce, perché avere preclusioni? Noi siamo contenti, molto contenti”, ha commentato Antonio Mollicone, zio di Serena, mentre Sandro Salera, legale della sorella di Serena, Consuelo, mette in luce il fatto che “non è così frequente la riapertura di un processo, evidentemente la Corte vuole rendersi conto dell’attendibilità” della sentenza di primo grado.

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