L’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont – che da 6 anni vive in Belgio in autoesilio per via delle vicende giudiziarie post-referendum – si presenterà ufficialmente alle elezioni regionali anticipate del 12 maggio. Lo ha annunciato ai vertici del suo partito, Junts per Catalunya, riuniti a Elna, nel sud della Francia. “Ho deciso di presentarmi alle elezioni”, ha dichiarato, anticipando che proporrà a Esquerra republicana (Erc, l’altro grande partito secessionista catalano, di sinistra) la costituzione di un’unica lista, per cercare una “unità nell’indipendentismo“; offerta che Erc ha preferito non approfondire, puntando piuttosto a “ricostruire ponti”. Puigdemont ha garantito che se sarà eletto e sarà candidato all’investitura lascerà l’esilio “definitivamente” e tornerà nel Parlamento catalano.

Questa dichiarazione pone fine alle incertezze sulle intenzioni dell’ex presidente. La settimana scorsa, infatti, l’attuale leader catalano Pere Aragonès (Erc) aveva annunciato elezioni anticipate dopo la mancata approvazione della finanziaria regionale, precedentemente concordata col partito socialista catalano, il Psc. I vertici di Junts, guidati da Jordi Turull, avevano quindi chiesto a Puigdemont di assumersi l’incarico di guidare la lista elettorale, per tentare di recuperare il controllo della regione.

Il rischio è che, al suo rientro in Spagna, Puigdemont venga arrestato: l’ex presidente vive in Belgio in autoesilio, dopo il referendum del 1° ottobre 2017 dichiarato illegale da Madrid e che sancì la vittoria dell’indipendentismo catalano. Gonzalo Boye, suo avvocato e uno degli artefici giuridici della legge di amnistia non ancora in vigore pattuita tra gli indipendentisti e il governo, ha recentemente dichiarato in una intervista che l’ex presidente sarà disposto “ad essere detenuto“. L’eventuale arresto non gli impedirebbe comunque “di diventare presidente“.

Secondo il barometro del Centro di Studi di Opinione della Generalitat catalana (Ceo), alle elezioni anticipate il 12 maggio, il Partito socialista della Catalogna vincerebbe riuscendo a ottenere tra i 35 e i 42 seggi. Tuttavia difficilmente potrà comporre una maggioranza al Parlamento regionale per eleggere il suo leader Salvador Illa come governatore. I partiti indipendentisti, invece, potrebbero riuscire a formare una maggioranza. Il partito di Puigdemont afferma che tutti i sondaggi lo indicano come la scelta migliore, sia tra l’elettorato di Junts sia tra tutti coloro che sono favorevoli alla causa indipendentista.

Nonostante questo Puigdemont, che ora non ricopre nessuna carica nel partito, ha chiesto tempo per pensare. Qualche settimana fa aveva detto di puntare a rinnovare il suo incarico di eurodeputato alle elezioni del 9 giugno: la convocazione di elezioni anticipate in Catalogna lo ha portato a cambiare idea e rinunciare al suo incarico in Europa.

La decisione di Puigdemont è stata commentata anche dal premier socialista Pedro Sànchez, contestato dall’opposizione di centrodestra perché ritenuto responsabile del ritorno dell’ex governatore “latitante”. “I cittadini – ha detto il capo del governo sceglieranno se vogliono una Catalogna che guarda avanti o una Catalogna che guardia indietro”. Secondo il leader socialista, insomma, Puigdemont rappresenta il passato.

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