Nemmeno il più bravo degli agenti editoriali avrebbe potuto trovare una coincidenza così perfetta. A Roma il Consiglio di Stato ha deciso che gli islamici di Monfalcone hanno diritto di pregare, che la pratica religiosa è un diritto irrinunciabile e che il Comune deve avviare un tavolo per concordare sedi adeguate e rispettose dove la comunità musulmana (un terzo della popolazione) possa celebrare il Ramadan. I giudici hanno così messo con le spalle al muro la riottosa sindaca leghista Anna Maria Cisint, che ha fatto chiudere due moschee e non sembra disposta a trattare, anche perché è impegnata, in chiave personale ma perfettamente allineata con il segretario Matteo Salvini, in una crociata a difesa dell’Occidente che potrebbe portarla in Parlamento Europeo. Poche ore dopo, con la spada sguainata contro i moderni Mori che attenterebbero alle nostre tradizioni, ecco che la pasionaria verde è pronta a salire sul palco di Monfalcone Geografie, il festival letterario aperto ai temi del mondo e della terra, per presentare la sua prima opera, dal titolo appena sussurrato: Ora basta. E dal sottotitolo “Immigrazione, islamizzazione, sottomissione”, che lega in un unico disegno criminoso l’arrivo degli extracomunitari in Italia, il progetto di egemonizzazione cultural-religiosa e la distruzione della nostra civiltà.

L’appuntamento del 23 marzo sarà per forza blindato, visto il clima incandescente e la polizia che controlla piazza della Repubblica, mentre i seguaci di Allah sono ancora costretti a pregare chiusi nelle case, un po’ come facevano i cristiani perseguitati nelle catacombe. L’attesa per l’opera prima di Cisint è elevata, neanche si trattasse del generale Vannacci che pure sguazza nello stesso acquario e che a giugno potrebbe essere capolista della Lega a Nordest, con la sindaca al secondo posto. Eppure il libro-intervista di 215 pagine, scritto con il giornalista Lucio Gregoretti (presidente del comitato “Fiducia e coraggio con Anna Cisint”), è una ripetizione piuttosto ridondante e stantia degli slogan che hanno costruito fortuna e fama politica dell’amministratrice.

Nella sintetica introduzione (“Di Anna mi fido”), il segretario Salvini assicura che il libro offre “uno spaccato e una chiave di lettura incontestabili perché basati su un’analisi approfondita e su dati oggettivi”. Di quali dati si tratti, lo si capisce scorrendo la sobria appendice “Per un catalogo dell’orrore”. Tra ragazzine stuprate o bruciate vive, persone prese a martellate in testa, matrimoni combinati, islamici che si appropriano di soldi destinati ai bambini poveri, cellule terroristiche, moschee che ospitano ricercati per stalking, non manca quasi nulla. Naturalmente, aguzzini e carnefici sono sempre arabi, musulmani o islamici, declinati nelle diverse nazionalità che approdano in Italia, preferibilmente a Lampedusa, la porta dell’inferno. Non quello da cui scappano sulle barche, ma quello in cui minacciano di far finire gli infedeli, ovvero noi.

Il quadro disegnato da Cisint (“È il fallimento del modello progressista delle porte aperte” annota Salvini) assomiglia alla rappresentazione di un’umanità bestiale, senza redenzione, in perfetto stile conflittuale. “Ciò che è successo a Monfalcone non è un esempio isolato, ma risponde alla logica di una volontà di islamizzazione diffusa a livello nazionale… violazione sistematica delle norme di legge, forme di violenza e di privazione della dignità, come avviene verso le donne e le minorenni”. È la rivisitazione di uno scontro di civiltà in salsa leghista, “il nodo invalicabile del conflitto fra i principi della nostra Costituzione e l’Islam su cui non possiamo più chiudere gli occhi”. Perché accade in tutte le città e nell’intero paese.

Siamo sotto assedio, per fortuna c’è Cisint che giustifica la chiusura delle moschee con un “ho voluto rompere il tabù che porta a tollerare la violazione della legalità e dell’ordine pubblico, i centri islamici non possono agire come zone franche di predicazione, dove non si pratica l’uso della lingua italiana e dove chiunque può trovare rifugio”. Un esempio della terribile sovversione? “Nelle due moschee andavano a pregare non solo gli islamici residenti a Monfalcone, ma anche quelli provenienti da altri comuni”. Le chiese cattoliche sono vuote, le moschee invece si riempiono. “Di fronte a questo quadro, un sindaco che ama la propria città e il proprio Paese – come nel mio caso – ha il compito essenziale di assicurare il presidio del territorio. Mi chiamano la ‘sceriffa Gentilini’ perché assicuro la protezione dei sagrati delle chiese e del patrimonio storico danneggiati dai bivacchi, la pulizia delle strade, il rispetto delle norme igieniche evitando che si possa fare la pipi sulla facciata del battistero”.

È un mondo popolato di barbari, salafiti, integralisti, sostenitori di Hamas, criminali, accattoni, molestatori. Una marea incontenibile, che richiede uomini, anzi donne forti. “Serve un contrasto ferreo all’immigrazione illegale. Il periodo nel quale l’Italia ha saputo affrontare al meglio la situazione è stato quando l’incarico di ministro degli Interni è stato assunto da Matteo Salvini”. Tutto prevedibile, nel Cisint-pensiero, anche la citazione delle leggendarie parole del Capitano, dopo il rinvio a giudizio per i blocchi delle navi: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Vado a processo per questo, per aver difeso il mio Paese? Ci vado a testa alta, anche a nome vostro”.

Ovviamente la sindaca assicura: “Mi ritengo una persona aperta e tollerante, certamente non razzista, ma anche ferma nei miei propositi, principi e valori”. La situazione è grave, non consente cedimenti: “Sta nascendo un’apartheid islamico: la segregazione degli occidentali a casa loro. L’Islam impone ai propri fedeli obblighi e vincoli che non possono trovare cittadinanza nelle leggi italiane, un vero e proprio processo di islamizzazione, che si traduce nella rivendicazione della loro diversità e nel rifiuto di applicare le nostre regole e le nostre tradizioni”. Il melting-pot multiculturale è un “minestrone” indistinto, “l’origine dei mali di una società europea che rischia di smarrire le proprie radici e tollerare i processi di sostituzione culturale e identitaria”. È la premessa “di un processo di islamizzazione che contrasta con la libertà, la dignità delle persone e soprattutto delle donne, il rispetto della legalità”. Per Cisint non c’è speranza: “L’islamizzazione impone nelle nostre città regole, costumi, comportamenti incompatibili con le basi della democrazia e sogna un destino di sottomissione alla loro ideologia, sino a predicare l’azione violenta contro gli ‘infedeli’ occidentali”.“Ora basta” non è solo un titolo, è un manifesto e un appello elettorale.

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