Le date del 9 giugno 1991, 18 aprile 1993 e 18 aprile 1999 mi fanno riflettere sulla mia età: ne ho un ricordo molto vivo, ricordo la faccia di Mario Segni (il promotore dei quesiti referendari), ricordo che il clima era mite, c’era aria di cambiamento, faceva bel tempo (Craxi e altri leader di partito invitarono ad andare al mare), era caldo ma non di quello appiccicoso, ero già maggiorenne e credo di aver sempre votato per l’abrogazione della legge all’epoca vigente.

Nel ’91 furono abolite le preferenze, nel ’93 il sistema proporzionale, dando vita al Mattarellum, che considero la migliore legge elettorale italiana, con Sergio Mattarella come relatore. Nel 1999, l’ultimo tentativo di eliminare la quota proporzionale fallì, portandoci a produrre solo leggi elettorali che tolgono agli elettori il potere di scelta, consegnandolo ai partiti e ai loro segretari che controllano i candidati in collegi sicuri attraverso complessi meccanismi di specchi e leve.

Altro che premierato, altro che sapere il vincitore delle elezioni alla chiusura dei seggi, il sindaco d’Italia? Tranne miracoli dovremo tenerci il Rosatellum per chissà quanti anni (e poi ci meravigliamo se la gente non va a votare). Servono le primarie, primarie per legge come negli Stati Uniti. Si arriva a votare due candidati frutto di un lavoro di selezione che parte quasi un anno prima del giorno delle elezioni. A maggior ragione servono le primarie nelle elezioni locali: intanto per coinvolgere più cittadini possibili nella scelta del candidato, sceglierlo in un’ottica di trasparenza, sceglierlo tra partiti alleati.

Il teatrino a cui stiamo assistendo per le elezioni lucane ce lo sta dicendo: sarebbe bastato indire delle primarie interne al centrosinistra per sopire ogni genere di polemica e scegliere il candidato migliore, che è quello che ha i voti (si corre per vincere o no?). E per una volta tanto Renzi ha ragione quanto contesta a Schlein di non fare le primarie, “il mio Pd le faceva” – e vinceva, sottintende l’ex segretario dem che oggi però ha un suo partito (Italia Viva).

Eppure le iniziative parlamentari non sono mancate in questi anni, l’ultima per avere le primarie per legge è a firma di un senatore di Fratelli d’Italia, Stefano Bertacco. Ma anche nelle scorse legislature ricordo una proposta di legge simile che aveva come relatore Matteo Richetti. Non ultima, c’era una proposta di legge elettorale in tal senso per le Regionali 2024 in Sardegna. Più bipartisan di così.

Io stesso sono stato critico verso le primarie così come le ha organizzate il Pd o quelle tutte online del M5S (cliccarie), ma stabilire regole e tempi certi per tutte le forze politiche farà bene alla partecipazione democratica. Nelle poleis greche, che sono ancora il nostro modello ideale di democrazia, votavano tutti o quasi. Per restituire forza di scelta agli elettori è tempo di mettere da parte le divergenze e lavorare insieme per una legge sulle primarie che coinvolga tutti i partiti. Il premierato non ha senso senza una buona ed equa legge elettorale.

Articolo Precedente

Conte attacca Meloni: “L’Italia va verso il disastro economico e lei fa battute sulla mia pochette. Cos’è, un capocomico?”

next
Articolo Successivo

Bari a rischio scioglimento: capisco lo sconcerto di Decaro, ma ora meglio evitare scontri politici

next