Soldi promessi, mai arrivati. Poi stanziati, ma ancora non sufficienti. In Veneto tanti studenti e studentesse universitarie sono ancora in attesa delle borse di studio: sono i cosiddetti idonei non beneficiari e ad ammettere che le risorse non bastano è stata la stessa assessora regionale all’Istruzione Elena Donazzan: “La Regione Veneto ha aumentato lo stanziamento, ma è evidente che non è sufficiente”, ha dichiarato l’esponente di Fdi a ilfattoquotidiano.it. I fondi stanziati per il contributo per il diritto allo studio nono sono abbastanza: così centinaia di ragazzi devono aspettare o rinunciare agli studi. “Negli anni abbiamo sempre pagato, magari in ritardo, tutti gli idonei non beneficiari”, si è giustificata. “Poi c’è stato un intervento del governo Draghi, che ha aumentato il costo delle borse e l’Isee, aumentando la platea. Questo ha sballato i conti”.

In attesa del sussidio a cui hanno diritto per requisiti di reddito e di merito, tanti giovani stanno usando i risparmi per mantenere una vita universitaria dignitosa. A dicembre 2023 una delegazione di studenti in protesta è stata accolta in consiglio regionale: a bilancio erano arrivate nuove risorse, ma secondo le stime delle opposizioni mancano quasi 10 milioni di euro per coprire tutti gli idonei del Veneto. La situazione è leggermente migliorata, anche se non risolta: a gennaio il governo Meloni ha stanziato più di 30 milioni da ripartire in tutta Italia; le università del Veneto in parte hanno coperto la lacuna della Regione anticipando delle risorse del bilancio e dagli uffici degli atenei giunge voce che la regione abbia stanziato nuovi fondi, non ancora arrivati. Il Veneto negli ultimi anni accademici è stato tra i peggiori in Italia per numero di idonei non beneficiari, ma Donazzan insiste. “Il tema delle borse di studio è una priorità per noi”.

Le storie – “Contavo sulla borsa di studio: sono idonea e ho diritto a più di 6mila euro all’anno, ma sono ancora in lista d’attesa”. È la testimonianza di una ragazza iraniana che chiede l’anonimato per evitare problemi diplomatici. Frequenta architettura allo Iuav di Venezia, dove quasi due terzi degli idonei non hanno ricevuto il sussidio. “Come molti studenti extracomunitari sto aspettando da mesi, ma sembra che a chi comanda non importi nulla di noi. Dobbiamo attendere la prossima graduatoria a maggio, ma non so come faremo a sopravvivere fino a quel momento”. Studiare e vivere all’estero costa. “Ho spese importanti per l’affitto e il materiale di studio. L’anno scorso i soldi sono arrivati in due scaglioni: potrebbe essere una soluzione, ma non abbiamo ancora ricevuto nulla. Non posso nemmeno chiedere troppi soldi a mio padre, che è in Iran e deve mantenere il resto della famiglia. Ho mandato delle richieste di lavoro per arrotondare, ma non so se riuscirò a concentrarmi sugli studi. Spero che qualcuno si interessi a noi”.

La sua è una delle decine di testimonianze di chi vive con grande difficoltà questi mesi di attesa. “Rientravo nei requisiti di reddito e contavo sull’assegnazione della borsa – spiega Nadir Moustafa Pighetti, fuorisede che studia matematica a Padova, tra le 2600 matricole rimaste escluse dal sussidio – avrei diritto a 7mila euro all’anno, che non sono arrivati. Ho dei risparmi da parte grazie ai miei genitori, ma devo stare attento ad ogni spesa che faccio, una percentuale va via per l’affitto”. Per metà marzo, con la prossima assegnazione, spera di ricevere i soldi che gli spettano. “Vorrei vedere dal governo e dagli amministratori un maggiore investimento nel diritto allo studio. Oggi temo di dover far sempre più tagli, ad un certo punto i risparmi finiranno”. E così molti suoi colleghi, tra chi ha iniziato a lavorare, allungando il percorso accademico. “C’è chi potrebbe abbandonare la carriera perché ha bisogno di quei soldi subito. Altri nella mia situazione si stanno informando per chiedere un prestito con cui pagare gli affitti”.

Stessa sorte per gli studenti del primo anno delle lauree magistrali di Ca’ Foscari: su 433 aventi diritto, in 322 non hanno ricevuto la borsa di studio, secondo i dati dell’Unione degli Universitari. Il motivo è sempre lo stesso: mancanza di fondi dalla Regione, nonostante lo sforzo dell’ateneo di coprire le borse con 23 milioni del proprio bilancio. “Per gli studenti è prioritario ricevere la borsa ad inizio anno e non con un anno di ritardo – commenta Lucrezia Ludovici, rappresentante in CdA con Udu Venezia per lo Iuav – le borse di studio sono un tema serio, allo Iuav il 64% degli idonei non sono beneficiari: spesso gli studenti non riescono a continuare gli studi o scelgono d’indebitarsi con il prestito d’onore. Ci hanno comunicato che arriveranno i fondi, ma per le borse 2022/23 era passato più di un anno. Gli studenti italiani spendono fino a 20mila euro l’anno per l’università, spesa non facile per la maggioranza delle famiglie. Occorre un tavolo con la rappresentanza studentesca e l’assessore Donazzan”. L’Udu Padova chiede più attenzione al diritto allo studio, materia di competenza regionale. “I 36 milioni stanziati nella legge di bilancio 2024 non bastano per coprire tutti gli aventi diritto. Tramite le opposizioni abbiamo chiesto emendamenti per potenziare il diritto allo studio: chiedevamo un aumento di 200 milioni per far scomparire la figura dell’idoneo non beneficiario. Il diritto allo studio nel nostro Paese rimane precario. Oltre all’aumento della platea di idonei non beneficiari, l’ennesima beffa: dall’ente regionale per il diritto allo studio è stato negato il pasto gratuito giornaliero ai borsisti in sede. Siamo stanchi di essere presi in giro da un governo che non investe nei giovani”.

Da Venezia dovrebbero arrivare delle nuove (tardive) risorse, ma il problema al momento resta. Studenti e sindacati chiedono che l’educazione torni al centro dell’agenda politica. “L’istruzione è un punto fondamentale in cui investire, è un pilastro della democrazia”.

Articolo Precedente

Scuola chiusa per il Ramadan, scoppia la polemica politica. Da Salvini a Gasparri, e il ministro Valditara avvia una verifica

next
Articolo Successivo

Scuola chiusa per il Ramadan, Valditara rispetti la scelta del Consiglio d’Istituto: l’Italia non è l’Iran!

next