Antonio Laudati, procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia, ha deciso di non presentarsi davanti ai magistrati di Perugia che lo avevano convocato per l’interrogatorio. Vuole aspettare di leggere gli atti prima di difendersi e fornire la sua ricostruzione dei fatti. “Dopo la massiccia e incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto ritengo che non sussistano, al momento, le condizioni per lo svolgimento dell’interrogatorio fissato per il 18 marzo 2024, peraltro ampiamente preannunciato dalla stampa, per esercitare concretamente il diritto di difesa e per fornire un contributo alla ricostruzione dei fatti”, ha fatto sapere, tramite una nota, il procuratore finito al centro dell’inchiesta della procura di Perugia.

Laudati è indagato per accesso abusivo ai sistemi informativi, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Secondo i pm di Perugia con il finanziere Pasquale Striano, anche questi accusato di abuso d’ufficio e falso, avrebbero confezionato dei pre-dossier investigativi mentendo sull’innesco di quella attività investigativa. Accuse queste che Laudati ha respinto. “Non ho mai effettuato accessi abusivi”, ha spiegato ieri nella nota. “Non ho mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati”, ha detto riferendosi ai tre cronisti del quotidiano Domani finiti iscritti nel registro degli indagati per concorso in accesso abusivo e ai quali secondo la procura di Perugia Striano, non Laudati, avrebbe spedito atti. “Non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi”, ha aggiunto ancora il procuratore. “Nei casi contestati nell’invito a comparire, mi sono limitato a delegare al gruppo sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo”, ha spiegato Laudati. Che ha aggiunto: “Tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, nell’esclusivo interesse dell’Ufficio e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiare. Non rientrava tra i miei compiti di Sostituto Procuratore quello di controllare il personale di polizia aggregato alla Dna, né quello di verificare gli accessi alla banca dati. Appena avrò la possibilità di conoscere formalmente gli atti, non mi sottrarrò alla esigenza di fornire tutti i chiarimenti necessari per l’accertamento della verità, la piena correttezza del mio operato e l’affermazione della Giustizia, nella quale credo fermamente”, conclude il magistrato.

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