Vladimir Putin, stando ai risultati preliminari basati sul 40% dei seggi, ha conquistato l’87% alle elezioni presidenziali in Russia destinate come da previsioni a rieleggerlo per un quinto mandato di sei anni. Si tratta del record di preferenze nella storia del Paese. L’ennesimo plebiscito per lo zar era stato anticipato da dichiarazioni del ministero degli Esteri russo stando alle quali i “tentativi dell’Occidente di interrompere il voto sono andati sprecati” anche “nella zona in prima linea”. I tre sfidanti hanno tutti ottenuto percentuali al di sotto del 5%. Il candidato comunista Kharitonov è dato al 4,7%, quello di Gente Nuova, Davankov, al 3,6% e quello del Partito liberaldemocratico Slutsky al 2,5%.

“Elezioni non libere ed eque” – “Nelle specifiche commissioni elettorali distrettuali non è stata identificata alcuna violazione della legge elettorale che possa influenzare direttamente i risultati elettorali”, ha affermato il vice ministro dell’Interno, Alexander Gorovoy. Ma diversi Paesi occidentali hanno deplorato che le elezioni non sono state “libere ed eque”. In prima fila la Casa Bianca, che ha sottolineato come Putin abbia “imprigionato gli oppositori politici e impedito ad altri di candidarsi contro di lui”. Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha sottolineato “lo svolgimento illegale delle elezioni sul territorio ucraino, la mancanza di scelta per gli elettori e l’assenza di un monitoraggio indipendente da parte dell’Osce. Non sono queste le caratteristiche di elezioni libere ed eque”, ha scritto su X. Sulla stessa linea la Polonia, che ha parlato di “un contesto di dura repressione” e contestato in particolare il fatto che le elezioni si siano svolte anche nelle regioni occupate dell’Ucraina, in violazione del diritto internazionale, e l’Estonia. Per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, Vladimir Putin è “malato di potere e sta facendo tutto il possibile per governare per sempre”. “Non c’è male” che il leader del Cremlino “non commetterà per prolungare il suo potere”.

La protesta – Le urne sono chiuse alle 18 italiane e, secondo i dati della Commissione elettorale, l’affluenza ha toccato il 73,3%. La protesta dell’opposizione è riuscita a prendersi parte della scena. Il ‘Mezzogiorno contro Putin‘ indetto dal team Navalny ha portato alle ore 12 all’intasamento dei seggi in diverse città, da Mosca a San Pietroburgo fino alla Siberia, dove si sono così formate code di centinaia di persone. Non si segnalano scontri, ma la polizia ha arrestato alcuni manifestanti: la ong Ovd-Info ha segnalato 74 arresti in tutta la Russia, di cui 23 solo a Kazan. Molto più alta la tensione nella vicina Moldavia, dove una persona ha lanciato due bottiglie molotov contro l’ambasciata russa a Chisinau, dove erano in corso le operazioni di voto per le presidenziali. “L’aggressore è stato arrestato dalle forze dell’ordine”, ha detto alla Tass il portavoce della missione diplomatica, Anatoly Loshakov.

Nel centro di Mosca, sulla storica via Arbat, è diventata visibile a mezzogiorno una lunga fila, con centinaia di persone lungo il marciapiede fuori dal seggio. Diversi media e social hanno mostrato code in altri seggi in diverse città della Russia, fra cui San Pietroburgo (nella foto). A Kazan, nel seggio del dipartimento di fisica dell’Università di stato, la polizia in borghese ha respinto gli aventi diritto al voto, giovani studenti dell’ateneo che si erano presentati a mezzogiorno per protestare contro Putin, chiedendo loro di tornare dopo un paio d’ore. In questa occasione, secondo Ovd-Info, 23 ragazzi sono stati fermati. In tutto l’ong ha contato 74 arresti. Nel complesso però la polizia, presente in forze, si è limitata a sorvegliare la situazione e regolare il flusso degli elettori. L’iniziativa di protesta ha riscosso adesioni anche in molte città della Siberia, fra cui Vladivostok, Novosibirsk, Omsk e Irkutsk, come rende noto l’entourage del team Navalny. Così come a Ekaterinburg diverse centinaia di persone si sono messe in coda a un seggio. Una lunga coda si è formata, già prima di mezzogiorno, anche davanti a un seggio aperto a Erevan: nella capitale dell’Armenia si sono trasferiti molti russi scappati dal Paese subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Altre code si segnalano anche fuori dalle ambasciate russe all’estero.

Il ‘Mezzogiorno contro Putin‘ è la protesta indetta da Alexei Navalny già prima della sua morte, avvenuta lo scorso 16 febbraio nella colonia penale di Kharp. Poi è stata la vedova del leader dell’opposizione, Yulia Navalnaya, a rilanciare la manifestazione chiedendo ai russi contrari al regime di Putin di recarsi ai seggi alla stessa ora. Le file ai seggi sono stati rilanciate da diversi utenti sui social. Altre proteste si erano registrate già negli altri due giorni di votazioni: finora il principale gesto di dissenso era stato il versamento di inchiostro verde nelle urne, che aveva portato anche a diversi arresti. La Duma, il parlamento russo, ha anche già proposto una legge per aumentare a 8 anni la pena nei confronti di chi compie atti di sabotaggio delle elezioni.

Drone kamikaze colpisce in Transnistria – Al di là delle proteste, però, le elezioni finiranno per incoronare ancora una volta Putin, che avrà un altro mandato per restare al Cremlino: il suo regno può arrivare fino a 30 anni, solo uno in meno di Stalin. Il fronte realmente caldo per Mosca resta quello ucraino. Questa mattina, riferisce l’Ansa sul posto, le difese antiaeree sono entrate in azione nei pressi dell’aeroporto internazionale di Vnukovo a Mosca. Il sindaco della capitale, citato dalla Tass, ha detto che un drone è stato abbattuto nei pressi di un altro aeroporto internazionale, quello di Domodedovo. Non si registrano vittime. Mentre un altro attacco con droni ha colpito un seggio nella regione occupata di Zaporizhzhia: è scoppiato un incendio, senza causare morti. Nel pomeriggio, invece, un drone kamikaze ha attaccato una base militare in Transnistria, la regione separatista filo-russa in Moldavia. Lo affermano le autorità locali che accusano l’Ucraina. Secondo il primo canale della tv locale, a seguito dell’esplosione è scoppiato un incendio nella base a Tiraspol, capitale della regione separatista. Per ora non sono segnalate vittime.

L’attacco con droni dell’Ucraina – In generale nella notte Kiev ha lanciato un vasto raid con droni in numerose località della Russia. Oltre ad una raffineria nella regione di Krasnodar, sono state prese di mira numerose infrastrutture. Le forze armate russe – secondo quanto riporta la Tass – hanno abbattuto velivoli nel quartiere Domodedovo e nel quartiere di Stupinsky di Mosca, nel distretto di Ramensky vicino alla capitale, nella regione di Rostov e in quella di Belgorod, dove sono state danneggiate le linee elettriche e del gas. In totale – secondo quanto riferisce il ministero della Difesa di Mosca – sono stati abbattuti 35 droni ucraini in otto regioni russe.

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