L’antisemitismo, o avversione e odio nei confronti degli ebrei e dell’ebraismo, ha caratterizzato uno dei periodi più bui della storia europea, generando l’Olocausto, un genocidio orribile sul quale, per fortuna, esiste ampia informazione e momenti di riflessione importanti come la Giornata della memoria.

L’antisemitismo, come dice un rapporto recente della Comunità Europea, rimane ancora oggi un grave problema in Europa che va combattuto con politiche pubbliche e interventi finalizzati a proteggere le persone da queste forme d’odio e attacchi basati su discriminazione etnica.

Purtroppo, si sente tuttavia spesso usare il termine “antisemitismo” in modo strumentale, per attaccare in modo pretestuoso intellettuali, autori e persone che criticano non gli ebrei come gruppo etnico, ma il governo israeliano. Motivo? Negli ultimi 5 mesi (in realtà la pulizia etnica dei palestinesi ha radici storiche ben più profonde e datate) ha causato oltre centomila morti e feriti con incessanti bombardamenti e blocco di qualsiasi mezzo di sussistenza alla popolazione – o quello che l’International Court of Justice definisce “plausibili atti di genocidio”. Sono critiche e posizioni più che legittime. Doverose.

L’accusa di antisemitismo è particolarmente ridicola nei confronti di autori che leggono, citano e ammirano altri autori ebrei. Esiste infatti una lunga lista di prestigiosi autori ebrei e movimenti sociali di ebrei che condannano il massacro di Gaza. Sono proprio questi autori ad aiutarci a “de-programmare” la nostra conoscenza (e pregiudizi di conferma?) su quello che è successo e sta succedendo a Gaza. Chi sono? Alcuni esempi:

Noam Chomsky
Professore emerito del Mit, figlio di genitori ebrei. Un intellettuale tra i più citati nella storia umana. Autore di numerosi libri inclusi “On Palestine”, “Gaza in Crisis.” Una voce sempre lucida capace di smontare la propaganda mediatica e il consenso fabbricato dagli intellettuali che, invece di sfidare il potere, lo proteggono dallo scrutinio pubblico.

Norman Finkelstein
Ex professore alla De Paul University, figlio di due genitori sopravvissuti all’Olocausto. Uno degli autori più influenti nell’analisi della pulizia etnica di Gaza – ha pagato il suo ostinato senso di giustizia e lotta per la verità storica con la perdita della propria posizione lavorativa. Autore di “Image and Reality of the Israel-Palestine Conflict,” “Beyond Chutzpah”, “The Holocaust Industry” e un contributo in “Blaming the Victims: Spurious Scholarship and the Palestinian Question.”

Ilan Pappé
Autore israeliano, professore all’Università Exeter. Ha scritto “Ten Myths about Israel”, “The Ethnic Cleansing of Palestine” “The Biggest Prison on Earth” e carattere principale del documentario di John Pilger “Palestine is Still the Issue.”

Gabor Maté
Sopravvissuto all’Olocausto da bambino, ha perso la maggior parte della sua famiglia a causa del genocidio sofferto dagli ebrei. Medico e autore del libro “The Myth of Normal” e di numerosi contributi critici nei confronti del massacro, sterminio e espulsione sistematica di civili a Gaza.

Avi Shlaim
Autore israeliano, professore a Oxford, autore di “The Politics of Partition” e “War and Peace in the Middle East: a Concise History.” Come spiega in un’intervista “l’anti-semitismo era un problema europeo, non arabo.”

Altre voci critiche: Gideon Levy, Miko Peled, Daniel Levy, Antony Loewenstein, Haim Bresheeth-Zabner, Baruch Kimmerling, Max Blumenthal, Shlomo Sand, Philips Weiss, Naomi Klein, Medea Benjamin, Ariel Gold, Dovid Feldman, Yisroel Dovid Weiss. Oltre a numerosi autori, troviamo anche organizzazioni come Jewish for Peace e B’Tselem.

Non fatevi ingannare dal gaslighting: si può protestare contro il genocidio di Israele e amare gli autori ebrei che stanno facendo di tutto per fermarlo!

Ah, dimenticavo. Se ci fosse ancora qualcuno che ritiene i 100mila morti e feriti di Gaza come una inevitabile conseguenza delle efferatezze di Hamas del 7 ottobre (da condannare in ogni caso come indifendibili crimini contro l’umanità), vi svelo un lettera di Albert Einstein e Hannah Arendt sulla “deriva fascista di Israele” pubblicata sul New York Times il 2 dicembre 1948, assieme ad altri 26 intellettuali ebrei.

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