Appena 7 punti nelle ultime 8 giornate, con una sola vittoria e 9 gol fatti a fronte di 11 subiti. Una classifica che dice 59 punti dopo 29 giornate, ovvero gli stessi conquistati sul campo un anno fa quando la squadra era stata travolta dalle penalizzazioni e dalle vicende giudiziarie. È la cruda realtà dei numeri che descrive la crisi nera della Juventus: lo 0 a 0 in casa contro il Genoa dimostra che i bianconeri non sono più capaci di vincere. E quando si entra in questo loop poi ci mette lo zampino pure la dea bendata: vedere i due pali colpiti nella ripresa. Nemmeno il ritiro forzato deciso dalla società e difeso a spada tratta dal ds Cristiano Giuntoli è servito a qualcosa.

Dal 21 gennaio ad oggi, la squadra di Max Allegri ha vinto solo una partita: 3 a 2 contro il Frosinone grazie a un rocambolesco gol di Daniele Rugani nei minuti finali del recupero. Quella sembrava essere la rete della rinascita, la scintilla che avrebbe rianimato la Juve. Poi però il calendario ha messo di fronte Napoli e Atalanta: sono arrivati una sconfitta e un pareggio, tutto sommato anche preventivabili. I bianconeri avevano disputato peraltro due buone gare: per questo il match in casa contro il Genoa doveva dare il segnale definitivo di una squadra in ripresa. Invece è arrivato un altro passo falso, proprio prima della sosta per le Nazionali.

Questa Juve negli ultimi due mesi ha perso punti soprattutto con le piccole: dall’Udinese al Verona. La mente torna allo scontro diretto vinto meritatamente dall’Inter ma solo 1 a 0, dopo una gara tutt’altro che disequilibrata. L’emorragia di risultati dei bianconeri era cominciata però già nella giornata precedente, quando un pareggio inaspettato contro l’Empoli (e viziato da una follia di Milik costata un’espulsione) aveva tolto ad Allegri il momentaneo primato in classifica. Quella Juve aveva cominciato il 2024 in modo strabiliante: 5 vittorie tra campionato e Coppa Italia, la bellezza di 18 gol fatti e appena due subiti. Poi all’improvviso si è spenta la luce e non si è ancora riaccesa.

Fa impressione pensare che siano passati nemmeno due mesi da quando i bianconeri si giocavano lo scudetto punto a punto con l’Inter. Ora hanno accumulato un distacco abissale dalla capolista e sono obbligati semmai a guardarsi le spalle da un possibile rientro di Bologna, Roma e Atalanta. Fa particolarmente impressione però il confronto con la passata stagione: la nuova Juve targata Allegri, nonostante l’assenza di Fagioli e un mercato scarno che ha portato in dote praticamente solo Cambiaso, sembrava nettamente migliore a quella 2002/23. Invece, all’attacco pratico, dopo 29 giornate ha avuto lo stesso rendimento. Per ora, numeri alla mano, non c’è stato nessun miglioramento: i bianconeri avevano subito un gol in più, ma ne avevano anche segnati tre in più. Certo, la squadra di Allegri ha modo per rialzarsi e può chiudere il campionato con più punti di un anno fa (furono 72 sul campo). Ma serve una svolta precisa, che in questo momento pare lontana, come dimostra il cartellino rosso rimediato da Dusan Vlahovic per sterili proteste nei minuti finali.

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