Hamas ha attaccato la decisione del presidente palestinese Abu Mazen di incaricare il suo consigliere economico Mohammed Mustafa come premier per formare un nuovo governo palestinese, definendola “unilaterale”. L’Autorità palestinese di cui Mustafa è divenuto premier ha poteri limitati di governo in parti della Cisgiordania occupate da Israele. Sostituisce l’ex primo ministro Mohammed Shtayyeh che, insieme al suo governo, si è dimesso a febbraio sottolineando la necessità di un cambiamento nel contesto della guerra di Israele a Gaza e dell’escalation di violenza nella Cisgiordania occupata.

“Si tratta – scrive Hamas su Telegram – di un rafforzamento della politica di esclusione e di un approfondimento della divisione, in un momento storico cruciale, in cui il nostro popolo e la sua causa nazionale hanno un disperato bisogno di consenso e unità“. Hamas ha poi invocato “elezioni democratiche con la partecipazione di tutte le componenti del popolo palestinese”. L’organizzazione ha detto di “rigettare” la decisione di Abu Mazen che “indica la profondità della crisi all’interno della leadership dell’Autorità, il suo distacco dalla realtà, e l’ampio divario tra questa e il nostro popolo, le sue preoccupazioni e aspirazioni, il che è confermato dalle opinioni della stragrande maggioranza del nostro popolo che ha espresso il proprio parere perdita di fiducia in queste politiche e tendenze”. Secondo Hamas “la massima priorità nazionale ora è affrontare la barbara aggressione sionista e la guerra di sterminio e di fame che l’occupazione sta conducendo contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza, e affrontare i crimini dei suoi coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme occupata”.

Il ministro della Sanità di Gaza ha aggiornato il bilancio delle vittime. Dall’inizio della guerra i morti sono 31.500, i feriti 74.439 i feriti. Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters Hamas ha presentato ai mediatori una proposta di cessate il fuoco a Gaza che prevede una prima fase di rilascio di donne, bambini, anziani e malati israeliani tenuti in ostaggio in cambio del rilascio di 700-1000 prigionieri palestinesi. La proposta comprenderebbe il rilascio di 100 detenuti palestinesi che scontano l’ergastolo nelle carceri israeliane e quello di soldatesse israeliane. Hamas ha detto nella proposta che avrebbe concordato una data per un cessate il fuoco permanente dopo lo scambio iniziale di ostaggi e prigionieri. “Le richieste di Hamas sono infondate”, afferma però l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo cui “una delegazione israeliana partirà per Doha dopo che il gabinetto per le politiche di sicurezza avrà discusso la posizione di Israele”.

Al Consiglio Affari Esteri Ue di lunedì prossimo i ministri dovrebbero trovare l’intesa politica per procedere con le sanzioni Ue ai coloni violenti israeliani in Cisgiordania. Lo sostiene un alto funzionario europeo. Nello stesso pacchetto ci saranno nuove misure contro Hamas, in particolare in relazione alle violenze sessuali perpetrate durante l’attacco del 7 ottobre. Gli atti legali seguiranno e su questo aspetto gli Stati membri sembrano propendere per una timeline precisa: prima Hamas, poi i coloni israeliani (in tutto saranno sei, a quanto si apprende). Intanto anche l’Australia ha ripristinato i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), sospese dopo le accuse di Israele che al momento non hanno però trovato adeguati riscontri.

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