In Francia l’Assemblea Nazionale ha approvato una proposta di legge che punta a penalizzare la “fast fashion” ovvero la moda usa e getta, con indumenti che hanno un ciclo di vita molto breve e dunque un forte impatto sull’ambiente. Il testo è stato presentato da Horizons, partito di maggioranza alleato a Renaissance, la formazione del presidente Emmanuel Macron. Dopo essere stata adottata in prima lettura, adesso la proposta dovrà passare in Senato. Tra le varie misure è previsto il divieto di pubblicità di capi d’abbigliamento con prezzi particolarmente bassi e una “tassa ambientale”. In questo modo la Francia sarà “il primo Paese al mondo a legiferare per limitare le derive dell’ultra fast-fashion”, ha detto il ministro della Transizione ecologica, Christophe Bechu, intervenendo nell’emiciclo.

Il disegno di legge si compone di tre articoli. Il primo prevede che, in tutti gli e-commerce che vendono vestiti e accessori di fast fashion, accanto al prezzo, inseriscano dei messaggi che incoraggino al riuso e alla riparazione e diano informazioni sul loro impatto ambientale. Il secondo articolo introduce la tassa, che si basa sul principio di Epr, cioè responsabilità estesa del produttore (ovvero che quest’ultimo si assuma la responsabilità di gestire conformemente alle norme tutto il ciclo di vita del prodotto, dalle materie prime usate al suo smaltimento). L’articolo stabilisce quindi che le tasse imposte su abiti e accessori dipendano anche dall’impatto ambientale, dalle emissioni di carbonio della loro produzione e dal fatto che siano o meno “fast fashion”.

Il terzo articolo invece limita la pubblicità che incoraggia l’acquisto di abiti e accessori prodotti da aziende specializzate in fast fashion. Uno dei marchi esplicitamente citati nella proposta di legge è Shein, il marchio cinese di vestiti e accessori a basso costo i cui prodotti saranno quasi certamente tassati in virtù della nuova normativa. Nel testo si legge infatti che Shein sforna in media più di 7.200 nuovi modelli di abbigliamento al giorno e mette a disposizione dei consumatori più di 470.000 prodotti diversi. L’azienda “offre un numero di prodotti 900 volte superiore a quello di un rivenditore tradizionale francese”. Tra gli altri marchi di fast fashion, i più conosciuti sono Zara, che fa parte di Inditex, la multinazionale spagnola che controlla anche Bershka e Stradivarius, e H&M. Nel testo inoltre si spiega che gli incassi generati da queste sanzioni verranno utilizzati per gestire la raccolta, lo smistamento e il trattamento dei rifiuti tessili, ma anche per erogare dei bonus alle aziende che scelgono di produrre i capi partendo da principi di circolarità a basso ambientale, per sostenere la ricerca e lo sviluppo, aumentare il bonus di ripartizione (cioè un rimborso ogni volta che si sceglie di far rammendare un proprio indumento in una sartoria o calzoleria invece di buttarlo via) e le risorse dedicate al riutilizzo, e finanziare campagne pubbliche sull’impatto ambientale e sulla prevenzione dei rifiuti del settore.

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