Niente da fare, nemmeno questa volta: il Tas rifila l’ennesima mazzata ad Alex Schwazer, respingendo la sua richiesta di sospendere la sua squalifica per doping. A nulla è valso quanto scritto nero su bianco dal gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, che ha archiviato il procedimento a carico del marciatore altoatesino per “non aver commesso il fatto. Secondo la giustizia italiana, Schwazer non si è dopato nell’inverno 2015/16. Eppure, dopo la Wada (l’agenzia mondiale antidoping) anche il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna ha deciso di respingere il ricorso di Schwazer. Il marciatore quindi non potrà nemmeno prendere parte alle qualificazioni per le Olimpiadi di Parigi, in programma dal 26 luglio all’11 agosto 2024. Una decisione, quella del Tas, che la Wada ha accolto favorevolmente: l’agenzia “ritiene che sia stata fatta giustizia per gli atleti e per uno sport sano“.

Eppure, sarebbe bastato uno “sconto” di qualche mese, perché il periodo di squalifica di otto anni era cominciato l’11 agosto 2016, quindi scadrà esattamente il giorno in cui si chiuderanno i Giochi estivi parigini. La squalifica – così lunga perché per Schwazer si trattava della seconda positività al doping – è stata sempre contestata dal campione olimpico della 50 km di marcia di Pechino 2008: l’altoatesino non ha mai negato di essersi dopato una prima volta, ma ha sempre sostenuto di essere vittima di un complotto quando venne trovato positivo al testosterone durante un controllo domiciliare effettuato l’1 gennaio 2016.

La vicenda Schwazer – Il suo “caso” è stato uno dei più controversi degli ultimi anni. Per una serie di anomalie, cominciate fin dal momento del prelievo dei campioni, che sono state evidenziate anche dal giudice di Bolzano: Pelino scrisse di ritenere “accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer il primo gennaio 2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e dunque di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta, come pure del suo allenatore Sandro Donati“. Frasi che vanno nella direzione della tesi da sempre sostenuta da Schwazer: un piano ordito ai suoi danni per impedirgli di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.

Le parole di Donati – “Mi dispiace per Alex, per la sua grande passione e perché ci ha sperato fino all’ultimo. Personalmente, non mi sarei mai rivolto a questa gente, mai più. Per me questa gente non esiste”, ha commentato proprio Sandro Donati, al telefono con LaPresse, dopo la decisione del Tas di Losanna di respingere nuovamente il ricorso dell’ex marciatore. “L’ho visto sempre pieno di speranza di potercela fare, ma sinceramente io non ci ho mai pensato, neanche quando si andò a Rio”, ha aggiunto Donati. Che sull’eventuale ritorno alle gare di Schwazer una volta scontata la squalifica ha spiegato: “Questo lo deve decidere Alex, ma io ci penserei sopra anche in questo senso. Chi conosce questa storia sa quanto sia, non chiara, ma chiarissima. Di prove e indizi ce ne sono una montagna. Questi organismi sono una sorta di multinazionale che si muove al di fuori delle leggi“.

Il commento della Wada – L’agenzia mondiale antidoping “accoglie favorevolmente la decisione del Tribunale Arbitrale dello Sport di non sospendere una parte del periodo di squalifica del marciatore italiano Alex Schwazer, che sta scontando una squalifica di otto anni dal 2016 per aver commesso una seconda violazione delle norme antidoping”, specifica in un comunicato. “Con questa decisione, la Wada ritiene che sia stata fatta giustizia per gli atleti e per uno sport sano. La Wada non era parte in causa in questa vicenda e non ha ulteriori commenti”, conclude la nota.

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