Abbassare al 40% dei voti (invece della maggioranza assoluta) la soglia oltre la quale un candidato sindaco di un Comune sopra i 15mila abitanti viene eletto al primo turno, senza passare dal ballottaggio. A sorpresa e all’insaputa degli alleati, la Lega ripropone un suo vecchio pallino in uno dei quaranta emendamenti presentati in Aula al decreto Elezioni, licenziato martedì dalla Commissione Affari Costituzionali. Ma dopo qualche ora di polemiche (dalle opposizioni) e imbarazzo (dal governo) il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo accoglie l’invito del relatore, il meloniano Alberto Balboni, e annuncia la trasformazione della proposta in un ordine del giorno, cioè un atto di indirizzo (non vincolante) rivolto al governo, approvato con 81 sì, un voto contrario e nessun astenuto.

Romeo (Lega): “La prossima volta lotteremo fino alla fine” – “Sono d’accordo nel merito, è un sistema che ha la sua dignità, ma non vedo l’opportunità di inserirlo in questo momento. Cambia le regole in vigore, avrebbe avuto bisogno di maggior confronto. Un tema così importante andava affrontato con ben altro metodo“, aveva detto Balboni, minacciando di dare parere contrario se l’emendamento non fosse stato ritirato. Parole a cui Romeo replica così: “Possiamo comprendere che modificare questa norma a pochi mesi dal voto sia complicato, serve più tempo, ma per noi era importante porre questo tema. Perché spesso al ballottaggio viene eletto sindaco chi ha preso meno voti al primo turno, e su questo va fatta una valutazione. Stavolta è diventato ordine del giorno, la prossima – lo diciamo al governo – lotteremo fino alla fine e lo metteremo ai voti”, annuncia. Durante l’esame in assemblea, il Carroccio ha riprovato (senza successo) anche il blitz per consentire il terzo mandato ai presidenti di Regione.

Schlein: “Sfregio alle regole democratiche” – L’emendamento sui ballottaggi ha fatto infuriare le opposizioni, che hanno ricordato come l’iniziativa arrivi a poche settimane dalle Comunali dell’8 e 9 giugno (quando si voterà, oltre che per le Europee, per il rinnovo delle amministrazioni di 27 capoluoghi di provincia, tra cui Firenze, Bari e Cagliari). “La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche“, attacca la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Per il capogruppo dem a palazzo Madama, Francesco Boccia, l’emendamento “è un’aberrazione, una provocazione, un colpo di mano inaccettabile contro leggi che hanno dimostrato di funzionare bene. È intollerabile che la Lega, per regolare conti interni alla maggioranza, giochi sulle regole della nostra democrazia. Il dl Elezioni, che doveva solo stabilire la data del voto, è diventato un golpe al quale ci opporremo. Il partito di Giorgia Meloni e Forza Italia cosa ne pensano?”, chiede.

M5s: “Porcata come la legge Calderoli” – Furiosa anche Alessandra Maiorino, capogruppo del M5s in Commissione Affari Costituzionali: “Un nuovo attacco alle regole della democrazia da parte della Lega”, denuncia. “Adesso vogliono cancellare i ballottaggi dei sindaci, stabilendo così che possa essere una minoranza degli elettori di una città a scegliere, con buona pace della partecipazione. D’altra parte per chi considera la democrazia un optional, l’astensionismo crescente non è un problema. Ci avevano già provato nel ddl per l’elezione diretta dei presidenti di Provincia (e non solo, ndr) ora ci riprovano in un decreto che nasce con finalità meramente tecniche e che, tra pretese sul terzo mandato di sindaci e presidenti di Regione e cancellazione dei ballottaggi, rischia di diventare una porcata come la celebre legge elettorale Calderoli”.

Il nuovo tentativo (fallito) sul terzo mandato – Il Carroccio infatti ha riproposto in Aula anche l’emendamento, già bocciato in Commissione, per consentire ai governatori delle Regioni di essere rieletti dopo il secondo mandato (il decreto lo permette solo ai sindaci dei Comuni sotto i 15mila abitanti): si tratta della cosiddetta norma “salva-Zaia“, dal caso del governatore veneto Luca Zaia, che con le regole attuali non potrà ricandidarsi. Il governo (per bocca della sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro) si è rimesso all’Aula, ma Forza Italia e Fratelli d’Italia sono rimaste contrarie: la proposta è stata respinta con soli 26 voti a favore e 112 contrari. “La Lega sembra una belva ferita che prova il tutto per tutto con una foga fuori controllo. Fa ancora parte della maggioranza? Il suo comportamento sembra più quello ostruzionistico di una forza di opposizione, con emendamenti che spuntano dal nulla prima dell’esame dell’Aula”, sottolinea Maiorino. Mentre Boccia incalza: “L’emendamento è stato costruito semplicemente per un caso politico e dare il mandato a quest’Aula di occuparsi del futuro del presidente Zaia. Peccato che questa sia un’Aula che si occupa del popolo italiano, non dei problemi di un singolo dirigente della Lega”.

L’Anci: “Stravolgimento senza interpellare i Comuni” – Contraria al blitz sul ballottaggio anche l’Anci (l’associazione degli amministratori locali) con il suo presidente, il sindaco Pd di Bari Antonio Decaro: “Abbiamo appreso che in sede di discussione sulla conversione in legge del decreto elezioni è stato presentato un emendamento che, se approvato, cancellerebbe i ballottaggi per l’elezione dei sindaci nei comuni sopra i 15mila abitanti in caso di raggiungimento di un quorum del 40% da parte di uno o più candidati. Noi non crediamo che uno stravolgimento della legge sull’elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i Comuni, come invece è accaduto per altri provvedimenti nella logica della leale collaborazione tra istituzioni”, sottolinea Decaro. “Speriamo che la proposta venga ritirata, anche perché andrebbe a intaccare alle fondamenta un sistema che fino a oggi ha funzionato nell’interesse dei cittadini”, conclude.

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