Vittorio Sgarbi rischia il processo. La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sottosegretario alla cultura, in relazione all’inchiesta che che lo vede accusato di non aver pagato debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715 mila euro, mentre la compagna – è la tesi degli inquirenti – acquistava quadri all’asta al suo posto. Il reato contestato dai pm romani al critico d’arte è la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. L’indagine è nota e fu svelata dal Fatto a ottobre scorso. A novembre, poi, gli inquirenti avevano notificato a Sgarbi l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Tutto ruota intorno all’opera “Il giardino delle Fate”, di Vittorio Zecchin, dipinto realizzato nel 1913, messo in vendita da Casa d’Aste Della Rocca e aggiudicato per 148 mila euro a nome di Sabrina Colle, fidanzata di Sgarbi. In realtà, l’ipotesi dei pm capitolini è che fosse il critico d’arte il reale acquirente e che egli stesso abbia partecipato all’asta, preferendo poi utilizzare il nome della compagna per mettere l’opera al riparo da eventuali aggressioni da parte del Fisco. Una tesi che però il sottosegretario alla Cultura ha sempre respinto, anche davanti agli inquirenti che lo hanno interrogato, confermando sostanzialmente il senso delle parole già affidate al Fatto.

A ottobre scorso, infatti, Sgarbi aveva dichiarato: “Il dipinto è stato donato alla mia fidanzata da Corrado Sforza Fogliani (avvocato cassazionista e banchiere ed ex presidente di Confedilizia, deceduto a dicembre 2022, ndr), come risulta da bonifico. Io non ho mai partecipato all’asta. La mia fidanzata ha battuto il quadro e dopo un certo tempo, attendendo di pagarlo, ne ha parlato con Sforza Fogliani che ha deciso di regalarglielo”. Stessa versione di Sabrina Colle: “Sforza Fogliani era un mio grandissimo amico, mi ha fatto un regalo”. Alle parole di Sgarbi erano seguite, sempre al Fatto, quelle dell’avvocato Giampaolo Cicconi. “È facilmente dimostrabile che Sgarbi non aveva alcuna intenzione di sottrarre il bene al Fisco anche perché in quel momento aveva acquistato quadri per 2 milioni di euro e tutti intestati a lui”.

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