Insieme ai caccia israeliani, ad affollare i cieli della striscia di Gaza ci sono gli aquiloni dei bambini palestinesi. Gli intensi bombardamenti hanno reso inagibili le strutture ricreative solitamente occupate dai bambini e dalle bambine lungo tutta la striscia. Questo, però, non ha frenato l’immaginazione dei più piccoli che, riporta il quotidiano arabo al Quds al Arabi, hanno riscoperto il gioco con gli aquiloni.

Di fronte alla nuova casa della famiglia Salah, una tenda messa in piedi in un campo sfollati vicino a Tel al Sultan, a ovest del posto di confine di Rafah, Anas – 14 anni – da dentro la tenda ha preso un vestito che posa per terra, vicino agli altri pezzi che ha trovato per costruire l’aquilone. Giusto qualche bastonino della stessa lunghezza, peso e forma. Un po’ di carta, dei fili e del nastro adesivo. Ed è tutto pronto.

Con fare sicuro, riporta il quotidiano arabo, Anas comincia a legare insieme i bastoni con i fili, così da formare una figura geometrica con una lunghezza uguale per ogni lato. Quando questa operazione è terminata, l’adolescente ricopre la struttura con la carta. E l’aquilone è pronto. Anas, a differenza di molti altri, è stato molto fortunato perché ha potuto trovare il materiale che gli serviva in casa, visto che i suoi genitori hanno portato con loro molte cose.

A poca distanza, Alaa Abu Salem, 25 anni, accompagna suo fratello Omar, dieci anni, a far volare l’aquilone. “Ricordo che, quando avevo l’età di mio fratello, li costruivo anche io”. E, ha aggiunto parlando al quotidiano arabo, “nel periodo della mia infanzia in cui ci giocavo ho assistito a molte guerre ed escalation militari contro la Striscia di Gaza”. Ma, ha precisato, “non ho mai vissuto un conflitto del genere”. Mentre Alaa parla, il discorso viene interrotto dal rumore dei jet che sfrecciano nel cielo blu, a qualche km in più di altezza rispetto ai velivoli di carta e legno

“Sentiamo sempre il rumore di queste incursioni, anche durante il gioco: la guerra insegue i bambini” denuncia Alaa. Come altri residenti di Rafah, il venticinquenne teme che Israele sia in procinto di dare il via ad un’operazione di terra. Questa paura è cresciuta dopo la recente escalation lanciata dal governo israeliano nei confronti della città, diventata il più grande rifugio per gli sfollati.

Dall’altro lato, le condizioni precarie e la mancanza di fonti di sussistenza hanno spinto molti giovani a costruire e vendere aquiloni, così da fornire una fonte di sostentamento alle loro famiglie, specialmente dopo che questa “moda” è esplosa fra i giovanissimi in cerca di giochi. Tanto che, spiega un giovane venditore ad Al-Quds Al-Arabi, “in un giorno ho venduto più di 20 aerei a bambini che vivono con le loro famiglie in tende per sfollati”. Il valore dell’aereo, racconta, “è legato alle sue dimensioni”. In media, però, “il prezzo di ciascuno è di 20 shekel (un dollaro equivale a 3,8 shekel)”. Tuttavia, a giocarci sono anche i giovani ventenni.

Uno di questi è Mohammed Issa che, dice al giornale arabo, “nel tempo libero giocavo con i giochi elettronici”. Ma ora, nel campo per sfollati in cui si trova, la rete internet funziona a singhiozzo, così come quella elettrica che non gli permette di ricaricare il telefono in maniera adeguata. Quindi, racconta, “mi sono detto: perché non tornare ai passatempi che avevo da bambino, come gli aquiloni?”.

Mentre il cielo di Gaza si riempie di colori, di oggetti in carta e legno con varie forme, il numero dei morti ha superato 27.000 e il numero dei feriti 67.000.

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