Dal 19 febbraio nel porto di Livorno le navi sono obbligate a utilizzare un carburante meno inquinante. Lo specifica un’ordinanza emanata dalla Capitaneria, su richiesta del Comune. Le navi devono cambiare il combustibile prima di entrare nella rada, quindi a circa tre miglia dall’imboccatura del porto. Da quel punto in avanti, durante tutte le manovre all’interno del bacino portuale, i motori ausiliari (ovvero quelli tenuti in moto durante la sosta in porto delle navi) dovranno essere alimentati esclusivamente da carburante con tenore di zolfo inferiore allo 0,1%. Il provvedimento punta a tutelare la salute pubblica, evitando l’emissione di gas inquinanti da parte delle imbarcazioni mentre queste si trovano a pochi metri dalle abitazioni. Questa ordinanza anticipa di circa un anno le restrizioni stabilite dall’Organizzazione marittima internazionale: il Mediterraneo diventerà area Seca (Sulphur Emission Control Area), una zona di controllo delle emissioni di ossidi di zolfo. Da maggio 2025, il limite di zolfo contenuto nel combustibile marittimo dovrà scendere dall’attuale 0,5% allo 0,1%. Ma in questo caso l’obbligo non varrà solo per i motori ausiliari, come prevede l’ordinanza di Livorno, bensì anche per quelli principali.

“Abbiamo raggiunto un obiettivo importante. Oltre a Napoli, Livorno è l’unico porto italiano che ha messo in campo una misura come questa”, commentano a ilfattoquotidiano.it Luca Salvetti e Giovanna Cepparello, rispettivamente sindaco e assessora all’ambiente del Comune di Livorno. Un lungo percorso, secondo il primo cittadino, fatto di anni di pressing sulle autorità competenti, per cercare di dare una risposta alle preoccupazioni dei livornesi: sono state installate delle centraline, raccolti dei dati e, infine, è stata emanata la delibera che è servita alla Capitaneria di porto per emettere l’ordinanza. “Dopo aver ascoltato i pareri dell’Asl e dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) – aggiunge l’assessora -, abbiamo spinto per l’emissione del provvedimento, invocando il principio della massima tutela della salute pubblica. Questo nonostante durante il periodo di monitoraggio non siano stati rilevati sforamenti”, sottolinea.

Eppure la misura voluta dal Comune non tranquillizza del tutto gli abitanti della città, soprattutto quelli che abitano in prossimità del porto. “Nonostante la famosa ordinanza della Capitaneria sia entrata in vigore, le colonne di fumo nero continuano ad alzarsi dai camini delle navi”, dichiara a ilfattoquodiano.it Luca Ribechini, presidente Associazione Livorno Porto Pulito. Lo scetticismo è in primo luogo indirizzato all’efficacia dei controlli, di cui è responsabile la Capitaneria. I risultati, come chiesto dal Comune e dall’assessora Cepparello, saranno pubblicati online, per maggiore trasparenza.

È stata proprio l’apprensione dei cittadini a spingere le istituzioni a prendere provvedimenti. Come spiega a ilfattoquotidiano.it Gennaro Fusco, capitano di fregata della Capitaneria: “Oltre all’impiego del combustibile a più basso tenore di zolfo – dice – la misura introduce nuove procedure tese a migliorare la manutenzione di tutti gli apparati, anche quelli del motore principale, e controllare così le emissioni di fumo di scarico nell’atmosfera”. Le verifiche, assicurano dalla Capitaneria, saranno randomiche e avverranno senza alcun preavviso per l’armatore. “Abbiamo delle direttive che provengono dal ministero dell’Ambiente e dal Reparto Ambientale Marino che ci indicano una percentuale minima di controlli da fare – specifica Fusco – La nostra idea è di superare questa soglia e farne di più”.

Il protocollo prevede che la Capitaneria intervenga in caso di emissioni di fumo prolungate, riconosciute, quindi, come non ordinarie rispetto a quelle che ci si attende possano verificarsi durante le manovre di ormeggio e disormeggio. “La variabile della durata è fondamentale per valutare l’intervento – spiega Fusco – Una fumata da venti o trenta secondi è da considerarsi nella norma. In caso contrario, faremo delle verifiche a bordo della nave. Valuteremo lo stato di manutenzione dei motori, perché è da questo che dipende l’emissione di fumo nero, e contestualmente faremo il prelievo di carburante, per verificare che i motori ausiliari siano alimentati con combustibile a basso tenore di zolfo”. L’obiettivo è tenere il fenomeno dei fumi neri sotto il livello di guardia, non estinguerlo del tutto, specifica.

Ma sono proprio le fumate nere a tenere in apprensione Ribechini e i membri dell’Associazione Livorno Porto Pulito. “L’ordinanza è in vigore ma a chiunque abiti nei pressi del porto basta affacciarsi dalla finestra per vedere che nulla è cambiato”, commenta il presidente dell’Associazione, esprimendo le sue perplessità. “Senza controlli stringenti, l’ordinanza rischia di non avere alcun effetto”, prosegue. E aggiunge: “In ogni caso, anche se avvenisse il cambio di carburante, parliamo di un combustibile che ha un contenuto di zolfo cento volte maggiore di quello consentito agli autoveicoli, che è solo dello 0,001%”. Inoltre, Livorno Porto Pulito sottolinea che il provvedimento non prevede alcun limite alle emissioni di particolato e di biossido di azoto, inquinanti molto pericolosi per l’ambiente e per l’uomo. Per Ribechini, la risonanza data a un provvedimento “quantomeno parziale” è da leggersi in funzione elettorale, visto che a Livorno a giugno si voterà per il nuovo sindaco. “A pochi mesi dalle urne è spuntata un’ordinanza di cui si parlava addirittura durante la scorsa campagna elettorale”, commenta. “La situazione ambientale in città è pessima, non solo per il porto ma anche per la raffineria Eni. I cittadini sono molto sensibili al tema e l’ordinanza non ci tranquillizza affatto – conclude Ribechini – Lo shipping ha delle regole che sono completamente fuori da ogni sensibilità sanitaria”.

Livorno è un’area Sin (sito di interesse nazionale), un territorio classificato dallo Stato come pericoloso, in quanto contaminato, e quindi che necessita di interventi di bonifica. Secondo la relazione tecnica “Carbon Footprint”, pubblicata dall’autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, le emissioni di ossidi di zolfo prodotte dalle navi corrispondono ad oltre 1.200 volte le emissioni dell’intero parco automobilistico della città di Livorno. Si parla di 87mila auto nel periodo considerato dallo studio, quello che va tra il 2018 e il 2019. Meno eclatanti, ma comunque rilevanti, i dati del report che prendono in considerazione gli altri elementi inquinanti, altrettanto temuti dai livornesi: gli ossidi di azoto e il particolato fine. Le loro emissioni da parte delle navi sono rispettivamente cinque e quattro volte maggiori di quelle di tutte le automobili della città messe insieme. Gli effetti di queste sostanze sono estremamente dannosi e possono provocare gravi problemi respiratori. Secondo una stima del Barcelona Institute of Global Health, il particolato (PM2.5) e il biossido di azoto (NO2) prodotti dallo shipping sono responsabili ogni anno della morte di 47 persone a Livorno.

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