La notizia più recente è ferale per il Sassuolo: Domenico Berardi ha finito la stagione. Era appena rientrato dopo quasi due mesi per una lesione al menisco e si è dovuto fermare per un’altra lesione, molto più grave: rottura completa del tendine d’Achille della gamba destra. Il 5 marzo verrà operato a Bologna e prima di luglio non potrà allenarsi con regolarità. Salterà anche gli Europei e potrà, forse, tornare davvero arruolabile per l’inizio del prossimo campionato. Una tegola di quelle pesanti per i neroverdi, anche solo leggendo una statistica: in 27 partite giocate dall’attaccante, sono arrivati 19 punti. Il Sassuolo, a oggi, ne ha 20. Per Ballardini, che è appena arrivato, la situazione è ancora più difficile di quella che si prospettava. Perché ha perso l’attaccante principe (9 gol, ed è peraltro al momento il miglior realizzatore italiano, quindi è un problema anche per Spalletti e la Nazionale) e perché ha perso probabilmente il più importante trascinatore di un gruppo che ha bisogno di trovare gli stimoli giusti per raggiungere la salvezza. E la cosa è tutt’altro che semplice.

Il Sassuolo ora è al penultimo posto, sopra solo alla Salernitana che è ancora più in crisi, e a 3 punti da Cagliari e Hellas Verona, che proprio contro gli emiliani ha vinto 1-0 mettendo ancora più in luce lo straordinario lavoro di Baroni, dopo lo smantellamento della sua società operato nello scorso mercato di gennaio. Smantellamento che non appartiene alla società emiliana, considerata da anni un modello di buona gestione calcistica, sia economica, sia sportiva. Ultime dieci stagioni: il piazzamento peggiore è stato nel campionato 2014/2015, con un dodicesimo posto. Che a oggi è pura utopia. Giovani lanciati, plusvalenze arrivate a pioggia. Alcune anche molto discusse. Per esempio, solo quest’anno il club ha finito di incassare i 35 milioni di Locatelli alla Juventus: un dilazionamento del pagamento del prestito (del 2021) da parte dei bianconeri che ha aiutato a spalmare su più anni il debito nel bilancio dei piemontesi. Ma poi ancora: è arrivata la seconda parte del pagamento dei 26 milioni di euro per la cessione di Raspadori al Napoli, e sempre quest’anno anche il rimanente dei 25,6 per Traoré al Bournemouth, ceduto in prestito lo scorso gennaio. Parliamo di oltre 50 milioni netti incassati solo quest’estate.

Soldi che si aggiungono alla cessione principale di quest’anno, cioè Frattesi all’Inter. Si tratta di un altro capolavoro economico dell’ad Giovanni Carnevali: prestito con obbligo di riscatto, già parzialmente incassato, per un totale di 25 milioni di euro. Un’altra cifra importante dentro a un mercato povero, che ha permesso al Sassuolo di coprire buona parte dell’acquisto formalizzato nel 2022 di Pinamonti per 20 milioni. In due anni, l’ex Genoa ha segnato 14 gol in campionato. 9 quest’anno, come Berardi. Ma molto meno decisivi. Gli altri acquisti sono stati molto meno onerosi: spicca Boloca a 10 milioni dal Frosinone e Doig, preso proprio dal Verona a 6 milioni lo scorso gennaio (lo smantellamento…), ma ancora molto poco incisivo.

Il risultato? Una squadra costruita con ambizioni, e mentalità, da metà classifica che ora si ritrova a dover rivedere tutto. Con il rischio concreto di una retrocessione che ovviamente non era nemmeno lontanamente preventivata. Un progetto che in una stagione rischia di fallire e di dover ripartire da zero il prossimo anno, con tutte le incognite del caso. L’unica speranza, oltre a una reazione della squadra, resta quella di aggrapparsi a Ballardini, che di salvezze è specialista ma che non è riuscito nell’impresa lo scorso anno con la Cremonese. In Lombardia, sotto la sua gestione, la squadra si era ripresa ma non era bastato: penultimo posto a 27 punti. Ne sono bastati 31 per raggiungere la salvezza lo scorso anno. Potrebbero servirne anche meno quest’anno, quando mancano 11 partite e la quartultima si trova solo a 23. A proposito: nelle ultime 11 partite, il Sassuolo di punti ne ha fatti 4. Il dato è tutto qui. Ballardini sa da dove ripartire.

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