Il caso del generale Roberto Vannacci esplode dentro il governo. La sospensione decisa dall’Esercito dopo la pubblicazione del libro Il mondo al contrario ha scatenato uno scontro a viso aperto tra i ministri Matteo Salvini e Guido Crosetto. Tutto è stato innescato dal commento del leader della Lega, in procinto di candidare Vannacci alle Europee: “Un’inchiesta al giorno, siamo al ridicolo, quanta paura fa il generale? Viva la libertà di pensiero e di parola, viva le Forze Armate e le Forze dell’Ordine, viva uomini e donne che ogni giorno difendono l’onore, la libertà e la sicurezza degli Italiani”, ha detto Salvini dopo l’annuncio degli 11 mesi di sospensione del generale.

Parole che sono state duramente stigmatizzate dal titolare della Difesa, con un critica neanche tanto velata al collega di governo per aver commentato senza sostanzialmente conoscere i fatti e la genesi del procedimento disciplinare (o ignorandola volutamente) che va avanti da mesi. “Uscirà una nota della Difesa che spiega ai non pratici in materia che parliamo di procedimenti partiti mesi fa, che avvengono in modo automatico e che sono totalmente esterni dall’input dell’autorità politica perché partono da un’autorità tecnica”, è stata la premessa di Crosetto che aveva già duramente criticato Vannacci. “Una volta che tutte le informazioni saranno disponibili magari – ha attaccato, evidentemente spazientito – i commenti saranno più appropriati. Per quanto mi riguarda tra un po’ finirò le guance da porgere”.

Il procedimento disciplinare è infatti stato avviato lo scorso 30 ottobre. In tre pagine di addebiti, al generale veniva contestato di aver pubblicato “un libro autoprodotto”, di aver “informato la linea gerarchica solo tre giorni prima, senza fornire nessun ragguaglio” e di “non aver avvisato di iniziative mediatiche”. Il mondo al contrario, si leggeva ancora, avrebbe determinato una “lesione del prestigio” e soprattutto una “lesione del principio di neutralità e terzietà della forza armata” a cui appartiene. I capi di incolpazione accennavano anche alla “eco di natura politica” e al “riverbero a livello internazionale” della vicenda e accusavano Vannacci di aver “provocato nell’opinione pubblica un’associazione alla forza armata delle idee espresse” e dunque di aver “suscitato un coinvolgimento politico delle istituzioni di appartenenza”.

Motivando la decisione di sospenderlo dal servizio per undici mesi, come ha spiegato il suo avvocato, il provvedimento parla di “carenza del senso di responsabilità” che avrebbe determinato una “lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata”, “compromettendo il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza e ingenerando possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell’ambito della compagine militare”. Quella della sospensione è solo l’ultimo guaio per Vannacci. Ci sono le presunte “spese pazze” quando era addetto militare italiano a Mosca e l’indagine per l’accusa di istigazione all’odio razziale. Il procedimento è stato avviato alla luce di denunce depositate nei mesi scorsi da alcune associazioni. Oggetto dell’esposto alcuni passaggi del libro e in particolare quelli in cui Vannacci definisce “non normali” gli omosessuali.

Vannacci rischia anche per la querela presentata da Paola Egonu, la campionessa di pallavolo stella della Nazionale azzurra che lo ha denunciato per diffamazione. La querela, depositata a Bergamo è stata trasmessa a Lucca per competenza territoriale e riguardano le contestate frasi sui “tratti somatici” dell’atleta. Il pubblico ministero ha optato per l’archiviazione, decisione impugnata dalla Egonu e adesso si attende la decisione del giudice per le indagini preliminari che dovrà decidere se procedere con l’archiviazione oppure far proseguire le indagini.

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