Scontro rovente a Omnibus (La7) tra l’ex parlamentare di LeU, Stefano Fassina, e il deputato di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, sulla guerra in Ucraina e sul G7 che Giorgia Meloni ha voluto guidare a Kiev.
Fassina, notoriamente contrario all’invio di armi in Ucraina, menziona l’allargamento della Nato che “non era nel quadro convenuto quando è stato smantellato il muro di Berlino e quando si è sciolta l’Urss”.

L’ex viceministro dell’Economia aggiunge che la neutralità dell’Ucraina era necessaria, punto fondamentale che non è stato tenuto in considerazione, perché “nel nostro campo c’è stato chi ha ritenuto che la Russa potesse essere declassata a potenza regionale decaduta da ridimensionare in un campo politico marginale, dimenticando però che ha un arsenale di 6mila testate nucleari”.
Fassina, quindi, auspica un cambiamento di rotta “per costruire un quadro di sicurezza dell’Ucraina, in modo da definire un ordine internazionale multipolare che abbia un qualche elemento di cooperazione”.

Dissente il deputato di +Europa Riccardo Magi, che ricorda che i rapporti economici con la Russia non hanno sedato affatto le pulsioni imperalistiche di Putin e contesta come concausa dell’invasione russa in Ucraina l’allargamento della Nato.

Fassina ribadisce: “Se gli Usa, che sono il capo dell’Occidente, non tengono conto che dall’altra parte c’è una potenza nucleare che non ci sta a essere declassata, non puoi arrivare al suo pianerottolo di casa, come ha detto qualcuno decisamente più autorevole di me, perché quello determina una reazione. E questo senza giustificare l’invasione, che ho condannato sempre dal primo momento – continua – Dico soltanto che la storia conta, senza nulla togliere alla resistenza del popolo ucraino e al suo diritti di scegliere il proprio futuro. La Costituzione ucraina fino al 2019 non prevedeva l’ingresso della Nato. Vogliamo parlare anche di quello che è successo nel 2014 in Donbass o della carta straccia che è stata fatta degli accordi di Minsk?”.
Rampelli bolla come “imperialistico” e “antidemocratico” l’intervento di Fassina, perché “non tiene conto dell’autodeterminazione dei popoli”.
Vallo a dire ai palestinesi”, insorge Fassina.

“Possiamo anche parlare dei palestinesi, non c’è problema – replica Rampelli – Ma secondo il tuo ragionamento dovremmo riconsegnare la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Bulgaria, la Romania, L’Ungheria, la Georgia, la Moldavia, l’Ucraina a Putin perché altrimenti si stranisce”.
“Non ho detto mai questo”, protesta Fassina.
“Questo è semplicemente inaccettabile – ribatte Rampelli – perché ci sono i popoli e il loro diritto di scegliere se essere alleati di Putin o di altri. Sono i cittadini che decidono in democrazia e l’Ucraina non vuole stare sotto Mosca”.
“Non ho bisogno della lezione di democrazia da Rampelli – commenta Fassina – Lui ha fatto solo delle caricature, perché non ho detto nulla di tutto quello che lui mi attribuisce. È inaccettabile questo modo di discutere. Io ho fatto riferimento a delle vicende concrete e alla necessità di avere un minimo di realismo”.
E conclude: “Ormai solo nella nostra propaganda si continua a insistere sul fatto che gli ucraini vinceranno la guerra, ma ora vedo che comincia a prevalere un minimo di realismo. E io ho fatto un appello al realismo, non certo alla ricostruzione dell’impero sovietico, di cui penso tutto il male possibile”.

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