La V sezione della Corte di Cassazione ha assolto in via definitiva il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, difeso dall’Avv. Caterina Malavenda, accusato di aver diffamato il sindaco di Milano, Beppe Sala. La Corte ha annullato senza rinvio la sentenza con la quale la Corte d’appello di Milano, confermando quella del Tribunale, lo aveva condannato, disponendo che Sala fosse risarcito, per quanto detto il 15 giugno 2018. Durante la trasmissione ‘Otto e mezzo’, il giornalista aveva parlato del finanziamento che nel 2016 Sala ha ricevuto dal costruttore Luca Parnasi, dicendo espressamente che era stato lecito. Quando nel 2018 Parnasi era stato arrestato per l’inchiesta sullo stadio di Roma, che non ha mai riguardato Sala, dal contenuto di alcune intercettazioni era emerso come il costruttore si fosse vantato di un rapporto privilegiato col sindaco di Milano, che aveva incontrato nello stesso anno per parlare dello stadio del Milan. Secondo l’accusa, Travaglio avrebbe insinuato che quel finanziamento ricevuto da Sala, se pure definito lecito, fosse in realtà illecito. La Corte di Cassazione ha invece stabilito che non è così, assolvendolo perchè “il fatto non costituisce reato“.

Al centro di quella puntata, i rapporti tra politica e affari nel cosiddetto “sistema Parnasi”, oggetto dell’inchiesta sullo stadio della Roma, che toccava da vicino l’allora governo giallo-verde per il coinvolgimento di persone legate ai vertici del Movimento 5 stelle e alla giunta romana di Virginia Raggi, della quale in quei giorni venivano chieste le dimissioni. Travaglio aveva commentato dicendo che “i soldi sono finiti ad altri, anche se nessun giornale l’ha scritto il nome di Sala, il nome di Sala è nelle carte”. Per aggiungere quanto già scritto lo stesso giorno sul suo quotidiano: “Sala ha preso 50mila euro da un costruttore che parlava con lui dello stadio del Milan in pieno conflitto d’interessi e lo ringraziava dicendosi gratissimo con lui”. E infine domandare: “Perché chiedere le dimissioni di un sindaco che non prende soldi, e non chiedere le dimissioni di un sindaco che prende soldi?”. E alla domanda della conduttrice Lilli Gruber se si fosse trattato di finanziamento lecito, Travaglio aveva risposto di si.

Il sindaco Sala aveva ugualmente sostenuto in tribunale che da Travaglio era arrivata “un’accusa non troppo velata non sostenuta dai fatti”, mentre si era trattato di un finanziamento “trasparente”, ricevuto dalla madre di Parnasi tramite il Pd. Sala aveva poi specificato di aver incontrato Parnasi perché questi aveva ricevuto un incarico da parte del Milan per un’ipotesi di nuovo stadio e che era stata comunque chiusa ogni porta all’ipotesi di realizzarlo nei terreni dell’ex scalo Farini. Dalle indagini sullo stadio della Roma, dopo l’arresto di Parnasi e del legale vicino al M5s Luca Lanzalone, era emersa un’intercettazione del 9 gennaio 2018 in cui il costruttore parlava con alcuni collaboratori dei suoi rapporti con la politica. “Abbiamo speso cifre che manco ve le racconto… però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono e Sala che incontra Roberto Mazzei in vacanza gli dice: “Luca (Parnasi) mi ha …io sono gratissimo a Luca perché senza Luca, che all’epoca a Milano non esisteva, io non facevo la corsa elettorale… Non so se mi spiego …diventiamo noi quelli che fanno il Milan anche per questo…”. Frasi che il gip aveva ritenuto indicative del metodo messo in atto da Parnasi.

Mettendo in fila i fatti, però, secondo i giudici di merito, Travaglio avrebbe “insinuato e posto il dubbio che il finanziamento percepito da Sala e regolarmente rendicontato nel corso della campagna elettorale 2016, fosse di natura illecita e finalizzato ad ottenere dei favori”, nonostante la chiara affermazione di segno contrario. La Corte di Cassazione ha evidentemente valutato diversamente la sua condotta, escludendo che le sue parole fossero punibili, avendo egli esercitato il suo diritto di critica. In attesa delle motivazioni della sentenza, una cosa è certa, il sindaco non potrà esigere il risarcimento che gli era stato riconosciuto.

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