Israele e i mediatori escono da Parigi con piccoli passi avanti compiuti verso una nuova tregua a Gaza. Come fanno sapere alcune fonti israeliane, “siamo ancora lontani da un accordo ma Hamas ha abbandonato alcune sue richieste in seguito all’irrigidimento del premier Benjamin Netanyahu“, ma la situazione sembra essersi sbloccata. Dall’incontro, al quale hanno preso parte la delegazione di Tel Aviv, il capo della Cia William Burns ed emissari di Egitto e Qatar, ne esce una nuova bozza di intesa su alcuni punti che verrà analizzata in serata dal gabinetto di guerra israeliano e che dovrà essere sottoposta al vaglio di Hamas.

I cambiamenti più importanti, da quanto si apprende dai media internazionali, riguardano la decisione del partito armato palestinese di rinunciare alla richiesta di un ritiro completo delle forze israeliane da Gaza, di abbassare il numero di detenuti palestinesi nelle carceri di Tel Aviv che dovrebbero essere liberati e di accettare una tregua di sei settimane, senza pretendere un cessate il fuoco duraturo. Il gruppo chiede però che Israele si ritiri dai principali centri abitati, permettendo agli sfollati di tornare a Gaza City, e il rilascio di 200-300 detenuti palestinesi in questa prima fase.

Per il momento, si tratta solo di ipotesi che dovranno trovare l’approvazione di entrambe le parti, ma il tempo di lavorarci c’è ancora, dato che l’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a uno stop delle ostilità in tempo per l’inizio del mese sacro di Ramadan. Intanto, Benjamin Netanyahu fa sapere che anche i piani militari vanno avanti: “Stiamo lavorando per ottenere un altro schema per il rilascio dei nostri ostaggi, nonché per completare l’eliminazione dei battaglioni di Hamas a Rafah“, ha detto confermando che stasera Israele discuterà “i prossimi passi dei negoziati”. Netanyahu ha aggiunto tuttavia che convocherà “all’inizio della settimana il gabinetto per approvare i piani operativi d’azione a Rafah, compresa l’evacuazione della popolazione civile da lì. Solo una combinazione di pressione militare e negoziati risoluti porterà al rilascio dei nostri ostaggi, all’eliminazione di Hamas e al raggiungimento di tutti gli obiettivi”.

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, torna invece ad attaccare le Nazioni Unite, condannando l’appello del Consiglio dei diritti umani di varare un embargo per le armi a Israele. “L’Onu – ha denunciato su X – ha cooperato con i terroristi di Hamas e sta cercando di danneggiare il diritto di Israele a difendere se stesso e i suoi cittadini. Ignorare i crimini di guerra, quelli sessuali e contro l’umanità commessi dai terroristi di Hamas è una macchia sull’Onu che non può essere cancellata”.

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