C’è anche l’Italia tra i Paesi dell’Unione europea che tentano di ostacolare una revisione della direttiva sulla qualità dell’aria che segua le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante la Pianura Padana soffochi e Milano, secondo il sito svizzero IQAir, abbia registrato in questi giorni una concentrazione di Pm 2.5 quasi trenta volte superiore al valore guida annuale della qualità dell’aria indicato dall’Oms. Prendono il via oggi, 20 febbraio, le battute finali del trilogo sulla negoziazione della nuova direttiva, un percorso a ostacoli nel quale il Governo Meloni e i territori della Pianura Padana hanno fatto la loro parte. L’ultimo atto a novembre 2023, quando il Consiglio Ue ha proposto una serie di deroghe che consentirebbero agli Stati membri di ritardare il raggiungimento dei limiti addirittura al 2040. Rinviare i nuovi obiettivi di qualità dell’aria di dieci anni, però, secondo un recente studio di ricercatori europei, significherebbe sacrificare quasi 330mila vite umane. All’appello lanciato da Cittadini Per l’Aria, nei giorni scorsi si sono uniti anche l’Isde (Associazione Medici per l’Ambiente) e l’Associazione Italiana di Epidemiologia, firmando una lettera per il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin e sottolineando la necessità che “i negoziati di revisione della direttiva si concludano con urgenza prima delle elezioni dell’Ue di giugno 2024”.

Gli ostacoli (anche italiani) alla direttiva sulla qualità dell’aria – Il Piano d’azione Zero Pollution 2021 della Commissione europea impegna l’Ue a modificare la direttiva sulla qualità dell’aria del 2008, allineandosi agli studi scientifici e alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, da cui sono lontani gli attuali limiti a inquinanti come il particolato (PM2,5) e il biossido di azoto (NO2). Basti pensare che per il particolato l’attuale limite è 25 microgrammi al metro cubo (cinque volte maggiore rispetto ai 5 µg/m³, valore indicato dall’Oms nel 2021 come non dannoso per la salute umana), mentre per il biossido di azoto il limite attuale è di 40 μg/m³, quattro volte quello ammesso dall’Oms. La revisione della direttiva, così come proposta dalla Commissione Ue nell’ottobre 2022, prevede valori limite di qualità dell’aria per PM2,5 e NO2 – da raggiungere entro il 2030 – addirittura doppi di quelli indicati dalle linee guida dell’Oms. Eppure, a maggio 2023, hanno presentato all’Europarlamento la loro posizione contro le restrizioni previste dalla Commissione Ue il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e i presidenti del consiglio regionale del Veneto e della Regione Piemonte, Roberto Ciambetti e Alberto Cirio. Per Fontana, quel testo conteneva misureirragionevoli”, che avrebbero portato al blocco della Pianura Padana. Nonostante tutto, a settembre 2023, è stato il Parlamento europeo a votare per l’allineamento alle linee guida dell’Oms (363 voti a favore, 226 contro e 46 astensioni), imponendo limiti più stringenti per diversi inquinanti rispetto a quelli proposti dalla Commissione, da raggiungere però entro il 2035.

Le deroghe proposte del Consiglio e i possibili effetti – “Il Consiglio Ue, formato dai rappresentanti degli Stati Membri, osteggia tale indicazione proponendo deroghe ampie e poco chiare, tali da ostacolare l’effettività del diritto a respirare l’aria pulita” racconta Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria onlus. I meccanismi ipotizzati, legati a criteri come un Pil inferiore alla media Ue o particolari condizioni orografiche, consentirebbero agli Stati membri di ritardare il raggiungimento dei limiti finanche al 2040. Il rischio è che quasi due terzi dei paesi dell’Ue potrebbe posticipare la riduzione degli inquinanti atmosferici dannosi per la salute fino al 2040, disegnando ancora una volta un’Europa a più velocità con crescenti disparità sanitarie. Il più alto numero assoluto di morti premature nel 2021 a causa di PM2.5 è stato osservato in Polonia, Romania, Italia, Spagna e Germania secondo un recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, ma questi paesi (ad eccezione della Germania), sarebbero autorizzati a richiedere esenzioni per motivi di un Pil più basso se la norma proposta dal Consiglio passasse.

Lo studio sulla perdita di vite umane – L’associazione ricorda anche i risultati del recente studio pubblicato sull’International Journal of Public Health a cui hanno lavorato ricercatori europei, tra i quali l’italiano Francesco Forastiere, direttore della Rivista Epidemiologia e Prevenzione. Secondo la ricerca sarebbero quasi 330mila le vite umane (circa un terzo in Italia, ndr) che sarebbero sacrificate in Europa dal rinvio di 10 anni dell’adempimento ai nuovi limiti sulla qualità dell’aria. “Il rinvio al 2040 comporterebbe la morte prematura di oltre 100mila persone in Italia, come se una città come Piacenza o Novara o Ancona sparisse” spiega l’associazione. Per quanto riguarda il superamento dei limiti di legge, invece, come documentato da Legambiente nell’ultimo report ‘Mal’Aria di città’, con in vigore i nuovi target europei previsti al 2030, sarebbero fuorilegge il 76% delle città italiane (95 quelle monitorate) per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per il biossido di azoto (NO2). “È molto grave che i presidenti delle regioni del nord Italia e i rappresentanti del governo italiano abbiano chiesto il rinvio del raggiungimento dei limiti della nuova direttiva al 2040, che equivale a condannare a morte prematura l’equivalente dell’intera popolazione di città come Bergamo, Novara o Forlì. L’Italia – ha commentato Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira – sarà il Paese più colpito da questo ritardo e si pone al livello dei paesi dell’Est Europa che hanno sicuramente meno mezzi a disposizione per affrontare il problema”.

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