I dossier dei servizi segreti contro i membri del Pool di Mani pulite? Giuliano Amato può ancora dare spiegazioni in merito”. Antonio Di Pietro, ospite de “La Confessione”, in onda stasera 20 febbraio alle 23 su Rai Tre torna dopo anni di silenzio in televisione per spiegare la sua vicinanza al movimento dei trattori, ma soprattutto per ribattere al “revisionismo storico” che si sta abbattendo sul periodo di Tangentopoli. E proprio a proposito di questo, l’ex magistrato ha commentato un’intervista al Corriere della Sera di Rino Formica, in cui l’ex ministro ed esponente di spicco del Psi ha ripercorso, tra l’altro, la vicenda di Mani pulite, spiegando che quando nel 1992 parlò del “poker d’assi” in mano a Bettino Craxi si riferiva a “segnalazioni sul traffico telefonico dei componenti del pool”. Di Pietro nel salotto di Gomez si scalda: “Formica lo dice ora che ha 97 anni, dopo che tutto è andato prescritto. In questo caso però c’è qualcuno che fa ancora in tempo a rispondere, almeno politicamente, cioè Amato (Giuliano, presidente del Consiglio tra il 92-93, ndr). Perché le intercettazioni dei servizi segreti, i dossier nei nostri confronti, li raccoglieva il capo della polizia, che si chiamava Parisi (Vincenzo, capo della polizia dall’87 al ’94, anno della sua morte, ndr)”. La catena per di Pietro è chiara: “Parisi riportava le intercettazioni ad Amato, il quale le riportava a Craxi, il quale ha fatto un dossier che ha portato a delegittimare prima tutta l’inchiesta di Mani pulite, e poi anche me personalmente: per questo io mi sono dovuto dimettere”, dice ancora l’ex pm.

“Craxi? Non statista, ma latitante” – Nell’intervista Di Pietro ascolta l’ex leader del Psi che parla con Bruno Vespa nel 1996 ad Hammamet invocando una “giustizia” futura che qualcuno prima o poi dovrà fare nei confronti dei magistrati, colpevoli, secondo Craxi di aver distrutto il partito socialista. Anche qui Di Pietro si infervora: “Dopo che riceveva i soldi nell’ufficio di piazza Duomo, tramite il suo amico d’infanzia Giorgio Tradati, Craxi faceva trasferire i soldi su due conti correnti in Svizzera, Northern Holding e Constellation Financiere – spiega l’ex magistrato di Mani pulite – Erano soldi che non sono mai finiti nelle casse del partito socialista. Potremmo chiederlo a Maurizio Raggio e alla Contessa Vacca Agusta che fine hanno fatto!”, prosegue Di Pietro che poi conclude: “La storia non può essere fatta di menzogne. A Craxi oggi gli fanno le strade con su scritto ‘statista ed esule’. Per me è e resta un latitante“.

L’elogio a Report – Alla fine Di Pietro affronta anche il capitolo doloroso del servizio di Report che nel 2012 segnò la sua fine mediatica e politica parlando di un sistema di finanziamenti pubblici che erano finiti nell’acquisto di alcune proprietà immobiliari. Nonostante tutto, oggi l’ex magistrato, anche se il timone è passato a Sigfrido Ranucci, dice, a proposito degli attacchi di Matteo Renzi e della destra al programma d’inchiesta giornalistico, che “in un Paese libero come è e come deve essere l’Italia, io preferisco che ci sia non una, ma dieci, cento, mille Gabanelli. Ecco perché io rispetto quel programma”.

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