La nascita dello Stato palestinese sarebbe “un regalo al terrorismo” e per questo Israele respinge categoricamente l’ipotesi. Questa volta a parlare non è l’ala di estrema destra del governo di Tel Aviv, ma è direttamente Benyamin Netanyahu. Il premier israeliano ha infatti chiesto oggi al suo governo di respingere “ogni tentativo di imporre ad Israele in maniera unilaterale uno Stato palestinese”. Netanyahu, precisa un comunicato, ha sottoposto al voto dei ministri una dichiarazione in cui ribadisce l’opposizione di Israele ad ogni “diktat internazionale”. Mozione approvata all’unanimità dal governo israeliano. Netanyahu – secondo quanto riporta Hareetz – ha anche accettato la richiesta del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, di limitare l’ingresso degli arabi israeliani al complesso del Monte del Tempio e Spianata delle Moschee durante il Ramadan, nonostante il parere contrario dello Shin Bet.

“Sarebbe un premio enorme al terrorismo” – Dopo aver ribadito che un accordo con i palestinesi deve scaturire da trattative bilaterali, Netanyahu afferma che “un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, dopo il massacro del 7 ottobre, elargirebbe un premio enorme al terrorismo ed impedirebbe qualsiasi accordo di pace in futuro”. Il riferimento è alle indiscrezioni della stampa americana sul piano al quale starebbero lavorando gli Usa insieme a molti Paesi arabi che prevede, dopo un cessate il fuoco iniziale tra Israele e Hamas, anche “una cronologia fissa” per la nascita dello Stato palestinese. Un progetto che però viene fortemente respinto da Tel Aviv.

I raid all’ospedale Nasser – Intanto la guerra continua. Mentre sfiora i 29.000 morti il bilancio delle vittime che arriva dalla Striscia di Gaza, proseguono i bombardamenti e le operazioni di terra ormai concentrate nel centro e nell’area meridionale dell’exclave palestinese. A Khan Yunis l’esercito israeliano continua ad operare anche all’interno dell’ospedale Nasser, come fa conferma il portavoce militare secondo cui sono stati condotti “raid mirati su infrastrutture terroristiche”, “uccisi terroristi e localizzate larghe quantità di armi nell’area”. Ma l’Organizzazione mondiale della sanità denuncia che proprio “l’ospedale Nasser non è più funzionante, dopo un assedio durato una settimana e per i raid in corso” di Israele. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, aggiunge anche che “sia ieri che l’altro ieri non è stato permesso al nostro team di entrare in ospedale per valutare le condizioni dei pazienti e le necessità mediche più urgenti, nonostante avesse raggiunto il complesso per consegnare carburante insieme ai partner”. Secondo quanto riferisce il numero uno dell’Oms “ci sono ancora circa 200 pazienti. Almeno 20 necessitano di essere trasferiti urgentemente in altri ospedali per ricevere assistenza”.

La preoccupazione per Rafah – La Mezzaluna Rossa palestinese denuncia anche un attacco dell’artiglieria israeliana contro un piano dell’ospedale al-Amal, sempre a Khan Yunis. Tutto questo mentre cresce la preoccupazione per l’intenzione di Israele di entrare con le truppe israeliane a Rafah – città nell’estremo sud della Striscia, al confine con l’Egitto – dove hanno trovato rifugio oltre 1,5 milioni di sfollati: “La situazione a Rafah è ingestibile. Se Israele attaccherà, nessuno potrà impedire agli sfollati di muoversi in tutte le direzioni, anche in Egitto”, ha dichiarato in un’intervista al Fatto quotidiano Younis Al Khatib, presidente della Mezzaluna Rossa palestinese che sabato ha incontrato Papa Francesco in Vaticano.

Lo scontro Lula-Netanyahu – Sul fronte internazionale è duro scontro tra Israele e Brasile dopo le parole del presidente Lula. Durante il vertice dell’Unione africana ad Addis Abeba il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, ha affermato che “quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza non è una guerra, ma un genocidio” facendo esplicito riferimento alle azioni di Adolf Hitler contro gli ebrei. “Ciò che sta accadendo al popolo palestinese nella Striscia di Gaza non è esistito in nessun altro momento storico. In effetti, esisteva. Quando Hitler decise di uccidere gli ebrei“, ha sottolineato durante la conferenza stampa che ha concluso il suo viaggio in Etiopia. “Non è una guerra tra soldati e soldati. È una guerra tra un esercito altamente preparato e donne e bambini”, ha aggiunto Lula. Affermazioni che hanno fatto infuriare il premier Benyamin Netanyahu che le ha definite “vergognose e gravi“. “Sminuiscono la Shoah e rappresentano un tentativo di colpire il popolo ebraico ed il diritto di Israele alla difesa”, ha detto Netanyahu. ”Il suo paragone fra Israele da un lato e la Shoah dei nazisti ed Hitler dall’altro – ha aggiunto – varca una ‘linea rossa’“. Il premier israeliano ha così annunciato la convocazione immediata dell’ambasciatore del Brasile “per esprimergli il nostro biasimo”.

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