Il presidente della Mezzaluna rossa palestinese (Palestine Red Crescent Society) Younis Al Khatib ha incontrato sabato Papa Francesco in Vaticano, in un’udienza a porte chiuse che si è tenuta intorno alle 9. Il Pontefice e Al Khatib hanno discusso della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, dove Israele sta conducendo una vasta operazione militare di terra in risposta alla strage di Hamas Jihad islamica del 7 ottobre. Al centro del colloquio di un’ora è stata in particolare le difficili condizioni umanitarie dei palestinesi accampati a Rafah. Nell’area all’estremo sud della Striscia, dove sorge il valico con l’Egitto, hanno trovato rifugio oltre 1,5 milioni di sfollati.

Il dirigente dell’organizzazione umanitaria palestinese non incontrava il Papa dal 2018 e finora non era mai stato ricevuto in udienza privata. L’incontro tra i due è stato facilitato dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, ex presidente della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, che ha accompagnato Al Khatib in Vaticano.

“Abbiamo chiesto al Papa di continuare pregare per il popolo palestinese. La sua forza morale è ciò di cui abbiamo bisogno. Quando il Papa dice qualcosa, la gente lo ascolta, non solo i cristiani, ma tutti i popoli. Le sue parole possono fare molto”, ha detto al Fatto Al Khatib. Il presidente della Mezzaluna rossa ha anche riportato al Papa le difficoltà incontrato dallo staff medico operativo nell’ospedale Al-Amal di Khan Younis, circondato nell’ultima settimana dai militari israeliani, che hanno anche arrestato 9 membri del personale, oltre il direttore poi rilasciato dopo un interrogatorio. La Mezzaluna rossa palestinese è associata al Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa nello Stato di Palestina ed è operativa con medici, paramedici e volontari in Cisgiordania (la sede è a Ramallah), Gerusalemme Est, e Gaza.

Nella Striscia sotto attacco dall’esercito israeliano, l’organizzazione in particolare sta gestendo l’ospedale Al-Amal di Khan Younis, che da settimane è teatro di intense operazioni di terra dell’Idf che punta a stanare i miliziani di Hamas. L’organizzazione ha denunciato la carenza di unità di sangue per le trasfusioni e l’assenza di medici neonatologisti e anestesisti, dopo che uno di loro è stato arrestato dall’Idf nel corso di un raid all’interno dell’ospedale a seguito del quale, lunedì, è stato arrestato anche il direttore della struttura sanitaria. Secondo l’Idf, nell’ospedale si nascondevano 20 miliziani di Hamas. Nei giorni precedenti l’esercito israeliano aveva bloccato accessi e consegne di forniture mediche, alimentari e di carburante alle strutture sanitarie, secondo le denunce. Giovedì e forze israeliane hanno condotto un’incursione nel vicino complesso medico Nasser, a Khan Younis. Raid stigmatizzato dalla portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani. Secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno ordinato il trasferimento di tutti i pazienti, compresi quelli delle unità di terapia intensiva e di asilo nido, in un altro edificio, esponendo i pazienti a gravi rischi, compreso il rischio di morte per i più vulnerabili.

I sanitari della mezzaluna rossa sono stati accusati più volte dalle forze israeliane di collaborare o fornire protezione ai miliziani islamisti. Ancora venerdì la Mezzaluna rossa palestinese ha respinto le accuse di aver dato assistenza medica con un’ambulanza a uomini armati e vestiti di nero, che l’Idf ha sostanziato con un video pubblicato sui social.

“La Società della Mezzaluna Rossa Palestinese afferma che l’équipe medica e l’ambulanza mostrate nel video non appartengono alla PRCS”. Le squadre e i volontari della PRCS si impegnano a rispettare i principi umanitari del Movimento della Mezzaluna Rossa, aggiungono, incluso quello della neutralità e l’imparzialità delle cure mediche.

Intanto al valico di Rafah proseguono con il contagocce i passaggi in entrambe le direzioni: di persone in uscita e aiuti per la popolazione palestinese in entrata. Nella mattinata di sabato sono entrati in Egitto 40 feriti con 37 accompagnatori, 133 egiziani e 250 persone con doppia nazionalità. Mentre verso Gaza sono entrati 75 camion di aiuti umanitari, medici e alimentari e 5 cisterne di carburante, di cui 4 di gas domestico, tutti consegnati all’Unrwa e alla Mezzaluna Rossa locale sul lato palestinese del valico di Rafah. Altri 150 camion di aiuti umanitari, medici e alimentari erano in fila per l’ispezione israeliana ai valichi di frontiera di Al-Awja e Karam Abou Salem.

Le condizioni umanitarie sono diventate sempre più gravi, con continue segnalazioni di persone che fermano i camion degli aiuti. Venerdì nella zona di confine tra Rafah e l’Egitto sono scoppiati alcuni disordini tra forze di sicurezza di Hamas e gli sfollati dell’area. Media israeliani e palestinesi hanno publiccato sui social una serie di filmati che mostravano persone che correvano all’interno del lato palestinese del valico di Gaza, con spari e incendi. Il canale Israeliano Channel 12 ha riferito successivamente che i disordini sono scoppiati dopo che un adolescente gazanese è stato ucciso da poliziotti di Hamas mentre cercava di raccogliere aiuti umanitari. Secondo funzionari delle Nazioni Unite citate dal Times of Israel, gli sfollati palestinesi hanno già cominciato la fuga da Rafah e si starebbero spostando verso le aree centrali intorno a Deir al-Balah.