Poco meno di 3 milioni di persone sono chiamate a rinnovare il parlamento autonomo della Galizia. Pochi milioni di voti che possono mutare equilibri politici ben più ampi. Una tornata elettorale che trasuda e respira al ritmo delle tensioni politiche che si vivono nel paese plurinazionale chiamato Spagna. Il Partito Popolare governa in maggioranza assoluta la regione da 15 anni. Alberto Núñez Feijóo, attuale presidente del Partito, è galiziano, è nato a Ourense, ed è stato dal 2009 al 2022 presidente della regione autonoma del nord-ovest della Spagna. La Galizia è enclave Popolare sin dalla sua fondazione. Nel 1989 è stata introdotta la figura del presidente, e in questi 35 anni ben tre dei cinque che si sono succeduti sono galiziani: Manuel Fraga, Mariano Rajoy, e appunto Feijòo. Proprio per questo l’ipotesi, tutt’altro che remota, che i Popolari possano perdere la maggioranza assoluta nelle elezioni di domenica 18 febbraio avrebbe ripercussioni sul sistema politico iberico, a partire dagli equilibri interni al partito dei Conservatore, sempre più spostato a destra.

Ad oggi, alcuni sondaggi dicono che il Bloque Nacionalista Galego (BNG) insieme al Partito Socialista potrebbero avere più seggi dei Popolari (che restano il primo partito in regione). Altri, invece, sostengono che il PP possa raggiungere i 38 seggi necessari per governare da solo. Così, a diventare decisivi, potrebbero essere gli altri due partiti che si giocano l’ingresso nel Parlamento galiziano, Sumar e Democracia Ourensana. Capaci di rosicchiare voti sia da una parte che dall’altra, potrebbero essere decisivi per le ambizioni di governo dei Popolari come dell’asse BNG – Socialisti, o diventare l’ago della bilancia una volta entrati in Parlamento. Per sedersi al Parlamento galieco serve superare, su base provinciale, il 5%. La quota di sbarramento così alta potrebbe far si che siano solo tre i partiti ad avere una rappresentanza parlamentare. Certamente uno dei rischi è che si favorisca il “voto utile” per evitare che la dispersione dei voti diventi chiave fondamentali per il risultato finale.

A dare un valore nazionale al voto in Galizia non è solo il portato storico ed il radicamento del Partito Popolare nella regione ma sono state anche le parole di Alberto Núñez Feijóo e la sua presa di responsabilità diretta su quanto accadrà con il voto di domenica. E così Diaz Ayuso è pronta alla battaglia interna e chiedere la testa dell’ex presidente di Galizia se le elezioni dovessero segnare la sconfitta dei conservatori. Proprio per questo da inizio gennaio il leader del PP si è occupato più del voto nella regione che di politica nazionale e qualche ora fa a Betanzos, nei pressi de La Coruña ha detto che l’obiettivo del PSOE è consegnare la Galizia nelle mani del nazionalismo indipendentista. Ha anche detto che secondo lui Pedro Sánchez “preferisce annientare” il suo partito “purché” Alfonso Rueda non venga riconfermato presidente.

La risposta del premier spagnolo non si è fatta attendere ma è stata la candidata del BNG, Ana Pontón, a rispondere per le rime. Pontón ha respinto le accuse di vicinanza al partito basco Bildu e quindi a Eta. “Siamo tutti ETA, tutti gli elettori del BNG sono ETA” ha ironicamente dichiarato prima di ricordare che le “sparate” dei Popolari denotano una certa tensione e un certo nervosismo dato dalla paura della sconfitta. La sconfitta del PP riporterebbe al governo regionale l’asse PSOE – indipendentisti e valorizzerebbe l’accordo nazionale costruito da Sanchez. Non solo, dimostrerebbe che l’accordo si può estendere a livello locale rafforzando la possibilità che questo venga riproposto anche per le elezioni nel Paese Basco.

Yuri Carrazoni, responsabile dell’edizione digitale di “Nos Diario”, dice “queste sono le elezioni locali più aperte degli ultimi anni tanto che il PP potrebbe non governare più la regione. E al suo posto ci sarebbe una coalizione di centro-sinistra guidata da un partito indipendentista, partito che è il secondo di Galizia. Il Partito Popolare lascerebbe sul campo problematiche strutturali, la più profonda è quella che riguarda la sanità pubblica. Liste d’attesa lunghissime e l’assenza di personale sono oggi una realtà. Anche nel mondo della scuola si registra una scarsità di insegnanti. Sia il PSOE che BNG gridano che in questi 15 anni il PP sia stato un freno per l’economia regionale e questo si vedrebbe con il crollo numero del personale industriale”.

La crescita del BNG è la grande novità che cambia il volto del voto galiziano. Forse anche per questo, a sorpresa e contro la parte più di destra del PP, Alberto Núñez Feijóo ha strizzato l’occhio ad un possibile indulto nei confronti dell’ex presidente della Generalitat di Catalunya Carles Puigdemont. La speranza è quella di convincere una parte del mondo indipendentista galiego a votare per il PP. I due partiti, oggi all’apposizione, promettono un cambio di passo sia dal punto di vista sociale che economico e si dicono attenti soprattutto all’ambito sanitario ed educativo. L’elezione è tanto delicata che oltre ai big della politica iberica a prendere parola e fare endorsement c’è anche Milei che ha speso parola a favore del partito neo-fascista Vox, parole che non dovrebbero però permettere al partito guidato da Santiago Abascal di prendere uno dei 75 posti nel parlamento galiego.

Yolanda Diaz e Sumar cercano di entrare in parlamento, mentre Podemos, dopo la scissione con il cartello elettorale del 2023, è destinata a raccogliere poche preferenze. Anche la Diaz è nata, pure politicamente, in Galizia e un risultato negativo non gioverebbe alla sua figura e anche alla possibile, e già fragile, tenuta di Sumar. Insomma il voto galiziano entra a gamba tesa dentro le tensioni politiche di Spagna e rischia di creare movimenti e scossoni che potrebbero mutare gli equilibri nazionali a partire dalle scelte dei partiti per le elezioni europee. L’attenzione mediatica e politica è alta e il tema è elemento di discussione anche comune dall’Andalucia al confine con la Francia.

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