Memoria, repressione e mistero. All’indomani della morte del dissidente Alexei Navalny il regime di Putin ha cercato e sta cercando di reprimere le manifestazioni spontanee e pacifiche in onore del suo più acerrimo oppositore. Centinaia le persone fermate dalla polizia. Il tutto nelle ore in cui non si ha notizia di che fine abbia fatto il cadavere dell’uomo: secondo le ultime ricostruzioni il corpo doveva trovarsi nell’obitorio della città di Salekhard, ma la madre e l’avvocato dell’oppositore, arrivati sul posto, hanno fatto sapere che dalla struttura hanno comunicato che la salma non è lì. Per nulla chiara anche l’ora esatta del decesso: un detenuto nello stesso carcere di Navalny ha raccontato che l’uomo potrebbe essere molto tempo prima rispetto all’ora comunicata dalle autorità. Il tutto sugellato dalle parole della portavoce di Navalny: “È stato ucciso, è evidente che le autorità mentono e fanno di tutto per evitare di consegnare il corpo”. Una mezza conferma in tal senso è arrivata dal Comitato Investigativo russo, che ha informato il team di Navalny che la salma non sarà consegnata ai parenti “fino al completamento delle indagini” sulle cause della sua morte.

Le manifestazioni a Mosca e San Pietroburgo – Tornando alle manifestazioni, il sale è nei numeri: tra ieri e oggi sono state fermate oltre 350 persone in 21 città russe, tra cui Mosca e San Pietroburgo, durante raduni in memoria di Navalny, almeno secondo quanto riferisce l’organizzazione per i diritti umani Ong-Info. Stessa identica cosa nella mattinata di oggi: molte persone si sono messe in fila nella capitale davanti alla Lubyanka, l’ex sede del Kgb sovietico e ora dei servizi di sicurezza Fsb, per rendere omaggio alla memoria del dissidente. All’inizio della mattinata un centinaio di cittadini erano in fila per deporre fiori sulla Pietra Solovetsky, che ricorda le vittime della repressione durante l’Unione Sovietica. Successivamente la fila si è ridotta. La polizia ha sorvegliato la situazione senza intervenire, invitando solo le persone a non sostare a lungo. Una quindicina di persone, ha reso noto l’ong Ovd-Info, sono invece state fermate davanti ad un altro monumento della capitale che ricorda le vittime ai tempi dell’Urss, il cosiddetto ‘Muro del Pianto‘. Gli agenti sono intervenuti quando dalla gente che si era radunata si è alzato il coro di “vergogna, vergogna”. Ora la situazione è tornata alla calma e davanti al monumento sono rimasti solo agenti e giornalisti. A San Pietroburgo tra i fermati c’è anche un prete ortodosso che voleva celebrare una messa sulla pubblica piazza.

Cosa succede nelle altre città russe – Durante la notte, invece, alcuni agenti in borghese hanno velocemente rimosso i memoriali spontanei allestiti con fiori e bigliettini in diverse città. Invano. Perché altri tributi nei confronti del dissidente continuano a comparire, anche solo a poche centinaia di metri di distanza, ai piedi di altri monumenti. A Mosca, ad esempio, erano stati deposti fiori anche al ponte Moskvoretsky, dove otto anni fa era stato ucciso l’oppositore Boris Nemtsov. A Irkutsk la polizia ha fotografato tutti coloro che hanno portato fiori a un memoriale per Navalny vicino a una cappella accanto alla sede del governo regionale. Un memoriale a Ulyanovsk, vicino a un monumento per le vittime delle repressioni politiche, è stato fatto sparire. A Vladivostok alcuni operai del comune hanno portato via i fiori deposti nel parco della Fede e della speranza dopo che la polizia ha registrato l’identità di chi si era presentato, e lo stesso è avvenuto a Khabarovsk. Sempre a Vladivostok la gente ha iniziato a deporre fiori ai piedi dei monumenti per il poeta Osip Mandelstam, che sbeffeggiò Stalin in una sua opera, e Aleksandr Solzhenitsyn, che i gulag li descrisse per primo. Nuovi memoriali sono comparsi anche a Nakhodka, Khabarovsk, Krasnoturyinsk e Novosibirsk. Qui la polizia ha bloccato l’accesso a un monumento commemorativo e ha arrestato diverse persone, come accaduto anche in un’altra città siberiana, Surgut. Anche in Israele, dove vivono diverse migliaia di persone di origine russa, centinaia di persone si sono trovate davanti all’ambasciata di Mosca a Tel Aviv al grido di “Russia senza Putin” e “La Russia sarà libera”.

Mistero sul corpo del dissidente – Nel frattempo, è nato un mistero intorno al corpo del dissidente. La madre è stata informata formalmente della morte dell’oppositore di Putin in carcere: lo ha reso noto il suo team, aggiungendo che i parenti di Navalny hanno chiesto che la sua salma venga loro consegnata “immediatamente”. Sempre secondo alcuni esponenti del team del dissidente citati dalla testata indipendente Dozhd, un dipendente della colonia penale dove era rinchiuso Navalny ha detto che il corpo è stato trasferito nella città di Salekhard, capoluogo del distretto artico di Yamalo-Nenets. Qui si trova a disposizione del Comitato investigativo, che ha aperto un’inchiesta sul decesso. Sul posto sono arrivati l’avvocato di Alexey e sua madre, come raccontato dalla portavoce dell’oppositore, Kira Yarmysh. Risultato? L’obitorio era chiuso, anche se la colonia penale ha assicurato che era aperto e che il corpo di Navalny era lì. “L’avvocato ha chiamato il numero di telefono che era sulla porta. Gli è stato detto che era il settimo a chiamare oggi. Il corpo di Alexey non è all’obitorio” ha scritto Kira Yarmysh. Che poi ha accusato: “Alexei Navalny è stato assassinato”. Non solo. A un altro degli avvocati di Navalny, che si è rivolto al comitato investigativo di Salekhard, è stato detto che “la causa della morte di Alexey non è stata ancora stabilita ed è stato effettuato un nuovo esame istologico” ha fatto sapere sempre Kira Yarmysh, che poi ha aggiunto: “I risultati dovrebbero essere disponibili la prossima settimana: è evidente che mentono e fanno di tutto per evitare di consegnare il corpo”.

La testimonianza del detenuto – Tutta da verificare, poi, l’ora esatta del decesso. Aleksei Navalny infatti sarebbe morto molto prima di quanto annunciato dalle autorità penitenziarie russe, molto probabilmente la notte fra giovedì e venerdì: a testimoniarlo è stato un detenuto della colonia penale numero 3 di Kharp, nella regione di Yamal Nenets, citato da Novaya Gazeta Europe. La morte del dissidente, ha aggiunto, sembra aver colto di sorpresa il personale del carcere. Ieri mattina era iniziata una ispezione approfondita della colonia penale. La sera tardi e la notte si sono sentite auto arrivare nel complesso della colonia penale, almeno in tre diverse ondate. E la sera di giovedì i secondini hanno accelerato i controlli e la chiusura celle dei detenuti. Di solito invece le ispezioni, note con un mese di anticipo, vengono preparate da tutti, carcerieri e detenuti per evitare problemi. E invece ieri all’improvviso ne è iniziata una. Alle dieci del mattino (ora locale) è arrivata la notizia della morte di Aleksei Navalny. Alle due del pomeriggio il Servizio penitenziario federale ha pubblicato la notizia. Ma Baza, sito di notizie di solito bene informato su temi di sicurezza, aveva reso noto che Navalny si era sentito male intorno all’una di pomeriggio e che era morto alle 14.17, la stessa ora di cui ha parlato la portavoce Kira Yarmich, confermando la morte. Ma non sono state avvistate autoambulanze la mattina di ieri. Sono arrivate solo dopo che tutti sapevano che l’oppositore era morto. Quindi, Navalny deve essere morto molto prima di quanto è stato annunciato, molto probabilmente la notte. “Perché altrimenti avrebbero dovuto chiuderci in cella e condurre una ispezione la mattina?” ha aggiunto la fonte.

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