Lo aveva già anticipato in una intervista a Libero e lo conferma fieramente ai microfoni della Zanzara, su Radio 24: Alessandro Morelli, fedelissimo di Matteo Salvini, senatore della Lega e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, taccia di propaganda politica le parole pronunciate sul palco dell’Ariston dai cantanti Ghali e Dargen D’Amico, proponendo così “una sorta di Daspo per chi utilizza quel palco per fini diversi da quelli della musica”.

Inevitabile lo scontro con David Parenzo e, in modo più soft, con Giuseppe Cruciani, entrambi contrari alla incredibile proposta del leghista, che però rimane fermo nelle sue convinzioni: “Noi dobbiamo difendere la Rai che è un bene pubblico. Se un artista vuole esprimere una tesi politica, lo faccia con la sua canzone: si esibisce nella sua performance, saluta e se ne va”.
Parenzo incalza il politico: “Ma se un cantante (Dargen D’Amico, ndr) dice che i migranti non devono morire in mare, bisogna sanzionarlo?”.
“Quel cantante – risponde Morelli – non deve dire nessun tipo di frase di nessun genere perché un performer ha tutte le possibilità di fare una bellissima canzone contenente messaggi politici. Poi saluta e se ne va”.
Ma qua siete impazziti – commenta Parenzo – Secondo me la morte di Navalny ha dato alla testa a voi della Lega“.

“Questo è il Festival della canzone italiana – ribatte il leghista – Non siamo mica su La7 o a Radio24. Se permetti, siamo a un livello un po’ più alto, il Festival di Sanremo è una cosa seria“.
“Ma che cazzo c’entra, scusa?”, insorge Cruciani.
“E se un artista dice ‘Viva la pace’ o ‘i migranti non devono morire in mare ‘qual è il problema? – ribadisce Parenzo – Siamo veramente alla follia“.
“La Rai viene pagata da noi e può essere multata- replica il sottosegretario – Un artista non può nemmeno dire ‘Prima gli italiani’. Se uno vuole fare politica, vada sul palco della Festa dell’Unità o a Radio24, non su quello del Festival di Sanremo”.

Morelli poi dà degli “illiberali” ai due giornalisti e invitando in particolare Parenzo a “collegare le orecchie”. Ed estende la stessa definizione a Ghali, disinvoltamente chiamato dal salviniano “illiberale” e “partigiano”: “La Rai deve adeguatamente punire Ghali e vedremo come lo farà. Se potrà partecipare o no a Sanremo l’anno prossimo, lo deciderà la Rai, che comunque deve fare qualcosa. Quello che ha compiuto Ghali è l’atto più illiberale che ci sia perché ha fatto una cosa del genere senza alcun contraddittorio“.
“Ma che dici? – chiede Parenzo – Non è un talk show! Questa è una intimidazione vera e propria del governo verso gli artisti, non può passare“.

Il leghista continua il suo monologo: “Che coraggiosi ‘sti partigiani: dicono la loro a 15 milioni di persone e poi se ne vanno. Così vediamo le sede Rai massacrate e l’ad Sergio sotto scorta. Se avessimo evitato quel cammeo di Ghali, probabilmente qualcosa di meno sarebbe successo e questi dei centri sociali non se la sarebbero presa così tanto con la Rai. Ghali dica quello che vuole dire in una canzone, come lo diremmo tutti. Visto che sono così bravi questi artisti, che lo dicano nelle canzoni”.
“Ma uno, dopo aver cantato, potrà dire quello che vuole? – ribatte Parenzo – Mica siamo in Russia qua. Invece di occuparti questo, chiamiamo insieme l’ambasciata russa per chiedere come è morto Navalny”.
Gli fa eco Cruciani che chiede al politico se pensa che Navalny sia stato ucciso.
Non cred… – risponde Morelli – Ehm, non lo so. Ci saranno delle indagini approfondite a livello internazionale. Crippa dice che non è sicuro che Navalny sia stato ucciso? Non lo so, Crippa ha le sue idee“.

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