Una soldatessa israeliana è rimasta vittima della pioggia di razzi lanciata da Hezbollah contro il nord di Israele. Secondo quanto riportano i media dello Stato ebraico, citando il direttore generale del Magen David Adom (il servizio israeliano di primo soccorso), nella città di Safed, oltre alla donna morta, 8 persone sono rimaste ferite. Per il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, e leader dell’estrema destra, Itamar Ben Gvir, l’attacco con i razzi partiti dal Libano contro Safed è da considerarsi come una dichiarazione di guerra, esortando a smettere di trattare la situazione del confine nord in modo diverso da Gaza. “Questi non sono singoli attacchi, è una guerra“, ha scritto Ben Gvir su X. Sulla stessa linea il ministro del gabinetto di guerra israeliano, Benny Gantz: “Coloro che stanno dietro i lanci di missili e razzi dal Libano non sono solo Hezbollah o fazioni terroristiche. La responsabilità ricade anche sul governo e sullo Stato libanesi, che consentono tali azioni dal loro territorio”, ha detto Gantz.

Immediata la reazione di Tel Aviv: l’aviazione israeliana ha lanciato una serie di attacchi dall’altra parte del confine. “Gli aerei da guerra israeliani hanno iniziato a compiere un vasto attacco in territorio libanese”, ha scritto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari su X. Le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno preparando una “risposta significativa in Libano”, apparentemente non solo nei luoghi da cui sono partiti i missili, riferisce Ynet. Raid che hanno già causato almeno quattro vittime tra i civili in Libano. Una donna e i suoi due figli sono morti nella città di Al-Sawana, mentre una quarta persona è rimasta uccisa ad Adshit, dove altri 9 civili sono rimasti feriti. Lo riporta il sito libanese Al-Manar.

L’aviazione israeliana ha comunicato di avere colpito una “serie di obiettivi Hezbollah nelle aree di Jabal el Braij, Houneh, Dunin, Aadchit, e Souaneh”. Secondo il portavoce militare tra gli obiettivi sono stati “centrati compound militari, centri di controllo operativi e strutture terroristiche usate dai terroristi di Hezbollah”. “Molti obiettivi – ha spiegato – appartengono alle Forze Redwan“, le unità speciali di Hezbollah. “L’escalation pericolosa” in Libano “si deve fermare“, ha commentato il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric durante il briefing con i giornalisti. Anche gli Stati Uniti hanno chiesto di risolvere per via diplomatica le tensioni in Libano. “Continuiamo a credere che esista un percorso diplomatico da seguire e continueremo ad andare avanti per cercare di risolvere questo problema diplomaticamente”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.

Intanto sul fronte interno continua a salire il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza a seguito degli attacchi israeliani. Dall’inizio della guerra sono stati uccisi 28.576 palestinesi, secondo il locale ministero della Sanità gestito da Hamas, citato da al Jazeera. I feriti totali sono, al momento, 68.291. Nelle ultime 24 ore sono 103 palestinesi uccisi e 145 feriti. I colloqui al Cairo tra Stati Uniti, Israele, Qatar ed Egitto, per cercare di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi in cambio dei detenuti palestinesi, continueranno per altri tre giorni. Lo scrive il New York Times citando a condizione di anonimato un funzionario egiziano. Fino a oggi i negoziati non hanno portato a risultati ma il tenore dei colloqui, finora, è “positivo” spiega la fonte. Israele ha però annunciato che non intende inviare ai negoziati del Cairo i propri delegati. Per Netanyahu non sono possibili progressi senza un cambio di posizione di Hamas sul rilascio di prigionieri palestinesi in cambio degli ostaggi.

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