Un’altra settimana. È il tempo che Invitalia e ArcelorMittal si sono date per trovare una soluzione che eviti l’amministrazione straordinaria. La trattativa per il futuro dell’Ilva prosegue con tutto il suo precario equilibrio. Il tempo è agli sgoccioli, come avvertono i sindacati chiedendo una mossa del governo, e il siderurgico rischia di spegnersi. Ma i due soci stanno cercando disperatamente un accordo per un divorzio consensuale dopo mesi di scontro, finito anche dentro le aule del tribunale di Milano. Ancora lunedì il gruppo franco-indiano e l’agenzia del ministero dell’Economia sono tornati a parlarsi attraverso i legali. L’ennesimo round di confronto che corre lungo una via strettissima e con le casse dell’Ilva verso il rosso a fine mese, come spiegato dall’esperto indipendente chiamato a valutare la composizione negoziata della crisi proposta dall’ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli. Se non si arriverà alla stretta di mano, che presuppone anche l’individuazione di un nuovo partner industriale, Invitalia chiederà l’amministrazione straordinaria al ministero delle Imprese.

Il passare dei giorni senza alcuna comunicazione allarma però i sindacati. Uilm, Fiom e Fim hanno sollecitato una risposta della presidenza del Consiglio alla richiesta d’incontro, inviata il 5 febbraio, annunciano che se non arriverà si autoconvocheranno a Palazzo Chigi: “Il tempo è ormai scaduto, il degrado degli stabilimenti è insostenibile”, hanno scritto i leader dei metalmeccanici Rocco Palombella, Michele De Palma e Roberto Benaglia in una nota congiunta. “Da giorni sembrerebbe essere in atto una trattativa segreta tra i soci di Acciaierie d’Italia alla ricerca di una soluzione condivisa per il cambio di gestione, in assenza di confronto con le organizzazioni sindacali – hanno attaccato – È inaccettabile che dopo due decreti voluti dal governo per estromettere Mittal, attraverso l’attivazione dell’amministrazione straordinaria, la situazione e il futuro dell’ex Ilva rimangano nella totale incertezza”.

I due decreti varati dal governo contengono misure per le imprese di interesse strategico che versano in condizioni di crisi, proprio come l’Ilva, così da accelerare la procedura dell’amministrazione straordinaria e salvaguardare le imprese dell’indotto. Entrambi già approvati in Consiglio dei ministri, attendono ora la conversione in Parlamento. L’ultima audizione in commissione ci sarà martedì, quando alle 14.30 interverrà l’ad Morselli, convocata dopo un primo invito declinato dalla presidenza della società. Intanto in vista del possibile avvio dell’amministrazione straordinaria è iniziato un confronto tra Sace e Acciaierie d’Italia. La prima ha chiesto documenti e informazioni sulle ditte dell’indotto, essendo chiamata per decreto a sostenere le garanzie.

Adi – stando a fonti vicine al dossier – avrebbe però sollevato dubbi applicativi per l’individuazione delle imprese da aiutare e per il rispetto dei necessari criteri di riservatezza aziendali. La società siderurgica avrebbe inoltre rilevato che il decreto indica grandi imprese in procedura di amministrazione straordinaria, uno strumento non ancora attivato per Acciaierie d’Italia. Un primo passaggio del confronto con Sace sarebbe avvenuto attraverso uno scambio di lettere mentre un secondo, per via telematica, non avrebbe consentito di superare lo stallo.

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Ilva, il governo convoca i sindacati: lunedì la decisione sul futuro. L’ad Morselli: “Obiettivi acciaio mancati? Pochi soldi per materie prime”

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