One man show del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, che nel consiglio comunale di stamattina, aperto anche ai cittadini ternani e cadenzato da ben tre sospensioni, ha riferito in aula sulle sue sbandierate dimissioni, regalando una specie di coup de théâtre.
“Ho dato le mie dimissioni – annuncia il leader di Alternativa Popolare – ma se risolveremo i nostri problemi interni, le ritirerò. Altrimenti andrò in Europa e a Montecitorio, dimostrando a tutti gli italiani che il mio partito è diverso dagli altri e la sedia ve la posso anche regalare“.

Nel suo fluviale monologo, costantemente puntellato da auto-celebrazioni, Bandecchi divaga su Trump, fa una gaffe sulla Nato chiamandola Onu , discetta sulle sue ambizioni di europarlamentare (“Prima arrivano gli italiani e poi il resto, quindi in Europa voglio portare gli italiani veri e voglio che ragionino come desidero io“), si lagna sulle polemiche sul suo conto (“Ho detto una volta che guardavo le donne. Oddio, che cavolo avrò fatto mai di male nella vita, ora comincerò a guardare anche gli omini, così accontento tutti: destra e sinistra”).
E fa una tirata lunghissima e risentita su un cittadino che si è rifiutato di dargli la mano: “Ciò che sta succedendo oggi a Terni è semplicemente quello che io ho promesso a quei 20mila cittadini che mi hanno votato: una politica nuova e diversa. È il motivo per cui io, quando cammino per strada, saluto per primo tutti, anche prendendomi spesso il non saluto dai cittadini che evidentemente non mi hanno votato. Stamattina un cittadino non mi ha dato la mano, una cosa brutta. Poi sarei io il maleducato. Quindi, io – tuona Bandecchi – non sono il primo cittadino di tutti, perché se chi non mi ha voluto non riesce neanche a stringermi la mano o a salutarmi, una cosa normale e naturale, non deve pretendere niente da me”.

Poi si dipinge come l’uomo della speranza, scatenando qualche risatina tra i consiglieri dell’opposizione. E il politico non la prende bene: “Lei stia attento a non fare la stessa figura che ha fatto quando rideva prima della mia vittoria elettorale a Terni. Attenzione a ridere su di me, perché nella mia vita ho sempre fatto ciò che desideravo”.
E non risparmia nel suo rimprovero i cittadini che assistono alla seduta e che rumoreggiano: “Signori, io sono il sindaco. Dovete portare rispetto, su. Siete ospiti qua”.

Successivamente il patron di Unicusano Campus attacca le opposizioni, scomodando i comunisti e lasciandosi sfuggire fraseggi non troppo eleganti: “In questi giorni ho avuto dei momenti di grande turbamento dove ho voluto ritirare le mie dimissioni. E sapete di chi è il merito? Di Cecconi (Fratelli d’Italia, ndr), Filipponi (Pd, ndr), Melasecche (assessore leghista ai Trasporti della Regione Umbria, ndr) – continua Bandecchi – A ogni parola espressa dalle opposizioni mi sono detto: ‘Posso lasciare i miei 20mila cittadini nelle mani di questi?‘”.

La relazione del sindaco però è destinata a una prima sospensione a causa delle contestazioni di molti cittadini (poi invitati a sgomberare l’aula dalla presidente del Consiglio comunale Sara Francescangeli, sempre di Alternativa popolare).
Alle proteste la reazione del politico è implacabile: “Io sono tranquillo, signori, non ho mai avuto paura neanche di un leone. Quindi, boni, perché non vedo leoni tra voi. La vostra democrazia è a senso unico, ecco perché sono pericoloso per voi. Attenzione, io so essere più stronzo di voi e il mio partito può diventare più cattivo dei vostri. Vaffa, buttate fuori ‘sto stronzo”.

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