Uno di loro gli infila una federa bianca sulla testa e gliela stringe attorno al collo. Mentre è incappucciato, gli altri gli bloccano gambe e braccia. Dopo pochi metri uno sgambetto lo fa cadere a terra e gli agenti cominciano a infierire: schiaffi e pugni al capo, calci in diverse parti del corpo, scarponi a calpestare i polpacci e le caviglie. Poi viene denudato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, fino ad essere trascinato in cella. È il pestaggio subito da un 40enne detenuto tunisino il 3 aprile scorso nel carcere di Reggio Emilia, tutto documentato dai video delle telecamere di sorveglianza dell’istituto. Dieci agenti sono accusati a vario titolo di tortura, lesioni e falso: per loro la Procura reggiana ha chiesto il rinvio a giudizio.

Il 13 luglio scorso scattarono dieci misure interdittive disposte dal Gip Luca Ramponi che definì il comportamento dei poliziotti, nell’ordinanza, “brutale, feroce e assolutamente sproporzionato”. La prova dei fatti stava nelle immagini registrate, quelle della videosorveglianza interna al carcere di via Settembrini. Immagini che hanno consentito agli investigatori della Polizia penitenziaria e alla Procura reggiana di ricostruire nei dettagli l’accaduto e identificare con precisione gli agenti responsabili. Il filmato, che ora l’Ansa ha visionato, mostra quasi dieci minuti di un pestaggio avvenuto in due fasi: circa sette nel corridoio, poi sulla porta alla cella.

Tutto inizia poco dopo mezzogiorno del 3 aprile scorso, quando la vittima, trasferita a Reggio da Bologna, termina un colloquio con la direttrice del carcere, dopo aver avuto una sanzione di isolamento per condotte che avevano violato il regolamento. Mentre si dirige verso le celle, le telecamere riprendono come sia stato incappucciato, sgambettato e pestato. A più riprese. Poi è stato condotto verso la cella e nuovamente percosso. Rimasto solo in cella, il detenuto si è procurato diversi tagli, in modo da far intervenire un medico. Nei giorni successivi ha presentato una denuncia/querela al comando di Polizia penitenziaria e fatto scattare le indagini.

Ieri, 8 febbraio, la pm Maria Rita Pantani ha chiesto il rinvio a giudizio per i dieci agenti di polizia penitenziaria. L’udienza preliminare è stata fissata per il 14 marzo davanti alla Gup Silvia Guareschi. In otto sono accusati di tortura e lesioni e sono attualmente sottoposti a misura cautelare. Tre, due viceispettori e un assistente capo, rispondono di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale per aver attestato circostanze false nelle relazioni di servizio, al fine di ottenere l’impunità. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Federico De Belvis, Alessandro Conti, Nicola Tria, Luigi Marinelli, Sinuhe Cucuraci e Carlo De Stavola, la vittima dall’avvocato Luca Sebastiani. Resta da chiarire se l’azione degli agenti sia in qualche modo legata al colloquio che il detenuto aveva da poco avuto con la direttrice del carcere. Nel suo esposto-denuncia è la stessa vittima a raccontare che in quella conversazione si era lamentato per il vitto e per i vestiti, insultando la direttrice.

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L’ultima audizione su Via D’Amelio mi ha fatto venire un dubbio: è questo il vero depistaggio?

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