Avvertimenti strani, allusioni intimidatorie durante un’intervista telefonica andata in onda nel programma Le Iene, e un agguato. Ne è stato vittima il giornalista del Fatto quotidiano Vincenzo Iurillo, conseguenza degli articoli e delle inchieste sull’imprenditore pregiudicato di camorra Salvatore Langellotto. Per queste minacce, dal 17 gennaio per Iurillo è stata disposta una misura di vigilanza della Polizia di Stato. Vigilanza ulteriormente rafforzata a partire dal week end del 20 gennaio, dopo un episodio accaduto nel tardo pomeriggio di quel sabato. L’episodio, una sorta di agguato, si è compiuto nei pressi della piazza della Chiesa dei SS. Prisco e Agnello di Sant’Agnello,proprio nel luogo della ‘benedizione religiosa’ dei camion del pregiudicato, raccontata il 5 gennaio scorso su ilfattoquotidiano.it, e ripresa dalle Iene in un servizio di 10 minuti andato in onda il 16 gennaio su Italia1.

Gli uomini del commissariato di polizia di Sorrento, agli ordini del dirigente Nicola Donadio, hanno acquisito le immagini di videosorveglianza della piazza e quelle interne della farmacia che si affaccia sul luogo dove Iurillo quel sabato avrebbe trovato riparo.

Per questa vicenda, il cronista è stato sentito nei giorni successivi dal pm di Torre Annunziata Antonio Barba. E’ lo stesso magistrato titolare del fascicolo sul violento pestaggio del marzo scorso di Langellotto all’ambientalista del Wwf Claudio d’Esposito, finito all’ospedale, nel cortile di un condominio in via Cappuccini a Sant’Agnello dove Langellotto risiede e nel quale d’Esposito stava eseguendo dei lavori di giardinaggio.

Anche questa storia è stata raccontata in anteprima da Iurillo su ilfattoquotidiano.it. Per l’aggressione di d’Esposito, ritorsione agli esposti dell’ambientalista che impedirono a Langellotto di completare i lavori di 300 box interrati in un ex agrumeto di Sorrento, il pm ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari dell’imprenditore edile. L’ordinanza di 16 pagine è stata firmata dal Gip Riccardo Sena il 26 gennaio ed è stata eseguita dai carabinieri poche ore dopo. Curiosamente, Langellotto si trova ai domiciliari nell’indirizzo del luogo dove avrebbe commesso il reato, e nella scala a fianco di quella dove risiede uno dei testimoni citati nell’ordinanza, l’uomo che aveva commissionato le opere di giardinaggio. A circa 50 metri vive l’altra teste sentita dagli inquirenti. Iurillo vive a circa un chilometro, in un luogo noto a Langellotto: l’impresa edile di famiglia una ventina di anni fa ristrutturò e mise in vendita gli appartamenti della palazzina che si affaccia sulla villetta dove risiede il nostro giornalista.

La procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso ritiene l’aggressione di d’Esposito e le successive minacce a Iurillo collegate in un unico disegno: impedire all’ambientalista e al giornalista di occuparsi delle vicende di Langellotto, un imprenditore edile con trascorsi giudiziari importanti, una condanna a 4 anni e 6 mesi passata in giudicato per illecita concorrenza aggravata dal metodo camorristico e concorso esterno nell’associazione camorristica del clan Esposito dei Monti Lattari (più di tre dei quali scontati in carcere), grazie al quale una decine di anni fa Langellotto avrebbe ‘imposto’ la vendita del suo calcestruzzo alle imprese della zona.

Langellotto, si legge nell’ordinanza, ha anche precedenti per resistenza a pubblico ufficiale e bancarotta fraudolenta e il Gip lo descrive come “soggetto spregiudicato e aduso a violare la legge, spesso con modalità violente, disposto a tutto pur di perseguire i propri obiettivi”. E’ la tempistica a preoccupare. D’Esposito è stato picchiato il 26 marzo 2023, i primi articoli di Iurillo escono tra il 30 marzo e il 1 aprile successivi. I problemi di d’Esposito sarebbero proseguiti, quelli di Iurillo iniziati lì: il cronista del Fatto a ottobre ha presentato un esposto in procura su alcuni primi segnali minacciosi ricevuti da aprile in poi.

Il 5 gennaio 2024 è uscito l’articolo di Iurillo sulla ‘benedizione religiosa’ dei camion di Langellotto, a duecento metri dal luogo del pestaggio. La vicenda è stata ripresa da ‘Le Iene’ che hanno intervistato in presenza il parroco di Sant’Agnello, l’ambientalista e il giornalista. Giulio Golia con Langellotto ha parlato solo al telefono, quello di un macellaio amico dell’imprenditore. E’ andata in onda solo una piccola parte della conversazione. E’ bastata per capirne la portata intimidatoria: “Iurillo si guardasse i guai suoi… ha molti scheletri nell’armadio… il suo papà a chi era socio… ditecelo al bravo Iurillo…”. Inutile aggiungere cosa significa in un certo mondo criminale ‘mettere in mezzo’ genitori e familiari. Il video e l’audio delle Iene sono stati acquisiti dalla Procura. Dopo il servizio tv, la Sma Campania, soggetto attuatore dei lavori dell’emergenza di Ischia, ha ottenuto l’allontanamento di Langellotto dai cantieri sull’isola verde: risultava dipendente dell’impresa aggiudicataria del terzo lotto, ne curava i trasporti dei fanghi rimossi dall’isola alla terraferma, usava i camion ‘benedetti’ a Sant’Agnello. La ditta che lo aveva assunto, Gf Service, ha avviato le procedure di licenziamento pochi giorni prima dell’arresto.

Il 9 febbraio il Riesame di Napoli discuterà il ricorso dell’avvocato Antonio De Martino, difensore di Langellotto, che chiede l’annullamento o la revoca della misura cautelare. In quella stessa data, più o meno nelle stesse ore, a meno di un chilometro, Iurillo e d’Esposito sono stati convocati in commissione anticamorra della Regione Campania per essere ascoltati dal presidente Carmela Rescigno e dai consiglieri della commissione.

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