Si festeggia anche a Siena e, fino a qualche tempo fa, chi l’avrebbe mai detto. Il 2023 di Mps porta profitti e la riapparizione, dopo 13 anni, del dividendo. Poco più di 2 miliardi di euro i profitti che si confrontano con la perdita di 178 milioni del 2022. Pure qui non ci sono grandi misteri sulle ragioni dell’exploit. I conti beneficiano dell’effetto tassi della Banca centrale europea che ha spinto i ricavi da margine di interesse (differenza tra gli interessi incassati sui prestiti e quelli pagati ai depositanti) facendoli salire del 49% a 2,3 miliardi di euro. Sostanzialmente stabile l’ammontare complessivo dei prestiti in essere che si attesta a 76,8 miliardi di euro. Viceversa diminuiscono i proventi da commissioni (- 3%) e quelli da compravendita di titoli (- 11,5%). Scendono anche i costi, in flessione del 12,8%. Positivo è stato soprattutto il quarto trimestre dell’anno, tra ottobre e dicembre l’utile è stato di 1,1 miliardi, la metà del totale.

Dopo l’annuncio dei conti e del dividendo, che vale nel complesso 315 milioni di euro, il titolo è salito vigorosamente in borsa e a metà mattina guadagna quasi il 6%. Di questo denaro la fetta maggiore finirà al ministero del Tesoro che, grazie alla sua partecipazione del 39, incasserà circa 120 milioni di euro. “Adesso Mps è ripartita, qualcuno ha definito questa evoluzione un Rinascimento” e noi “abbiamo creato le condizioni giuste perché questo Rinascimento si realizzi”, ha detto l’amministratore delegato Luigi Lovaglio. “I risultati del 2023 – ha aggiunto – rappresentano un punto di svolta che determina un passaggio decisivo di Mps nei confronti dei suoi stakeholder”.

Il manager ha poi spiegato che risanare Mps con la zavorra dei rischi legali “è stato come scalare una montagna con uno zaino molto pesante. Poiché riteniamo che queste posizioni si siano alleggerite possiamo accelerare il passo e vogliamo focalizzare la nostra attenzione sull’attività commerciale”. Lovaglio ha commentato con gli analisti del venir meno di buona parte dei rischi legali a cui la banca era soggetta per le comunicazioni date al mercato negli scorsi anni. “Sappiamo che il 2024 sarà un anno importante per la banca e sappiamo bene che in ogni caso dobbiamo cogliere le opportunità per ottimizzare il capitale, persino cogliendo opportunità che si dovessero presentare nelle partnership che già abbiamo”, ha detto l’amministratore delegato. “Seguiremo con attenzione quello che avviene attorno a noi e se dovessero materializzarsi delle opportunità le coglieremo prontamente visto che abbiamo capitale in eccesso”. Lovaglio si è concesso anche una battuta: “faremo noi un takeover su Unicredit”, dice in conference call. “Non abbiamo un aggiornamento a riguardo, questo è un aspetto che discuteranno i nostri azionisti”.

Utili e dividendi su anche per Bper – Nella serata di mercoledì sono stati diffusi anche i dati di Bper, terzo gruppo bancario italiano. L’utile è salito a 1,5 miliardi di euro, in crescita rispetto agli 1,45 miliardi dello stesso periodo del 2022, esercizio che beneficava però di una posta straordinaria contabile di 948 milioni legata al badwill di Carige. L’utile netto del quarto trimestre, si legge in una nota, ammonta a 432,4 milioni di euro. Il cda ha proposto il pagamento di un dividendo di 30 centesimi ad azione, più che raddoppiato rispetto agli 0,12 euro dello scorso esercizio. La banca prevede di realizzare nel 2024 un utile netto ordinario sostanzialmente stabile al 2023.

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