Il 3 maggio del 2023 nel cuore d’Europa ci fu una delle peggiori stragi in un scuola, l’autore – che aveva meno di 14 anni – uccise dieci persone persone. Lui fu rilasciato perché non perseguibile, ma furono arrestati i genitori. A Belgrado si è aperto oggi il processo ai genitori del ragazzo che tolse la vita a nove allievi e un custode, ferendo numerose altre persone.

Il 13enne, che frequentava il settimo anno della scuola primaria, aveva iniziato a sparare le 8.40 con una pistola del padre, un’altra arma fu trovata nello zaino. Secondo gli inquirenti l’autore della strage aveva pianificato il suo gesto da almeno un mese: aveva una piantina della scuola e un elenco di compagni di scuola da uccidere. Era stato lui a chiamare la polizia informandola di aver sparato a tante persone. Il ragazzo aveva anche quattro bottiglie molotov.

La strage provocò sdegno, condanna e uno choc enorme in tutta la Serbia, riproponendo il problema dell’enorme quantità di armi ancora in circolazione nel Paese e nel resto dei Balcani come eredità dei conflitti armati degli anni Novanta. Il giovane è affidato ai servizi di psicologi e assistenti sociali. Nei mesi scorsi la procura aveva chiesto la condanna a 12 anni per il padre e a due anni e mezzo per la madre, ritenuti responsabili di non aver garantito la necessaria sicurezza dell’arma custodita in casa. Sotto accusa anche il responsabile e un istruttore di un poligono di tiro di Belgrado, dove il ragazzo veniva condotto dal padre per esercitarsi a sparare. Per entrambi sono stati chiesti tre anni di reclusione.

Non era la prima in Europa, ma mai per mano di un ragazzino. Nel 1996 Thomas Hamilton, 43 anni, compie un massacro alla scuola di Dunblane, in Scozia. Il 13 marzo entra nella scuola elementare della cittadina e uccide a colpi di pistola 16 bambini tra i 5 e i 6 anni, oltre alla loro insegnante. Accusato in passato di pedofilia, Hamilton voleva vendicarsi della società e, dopo aver portato a termine la strage, si suicida. Aveva scritto anche alla Regina per denunciare di essere vittima di una persecuzione.

L’anno successivo a Erfurt, in Germania, un ragazzo di 19 anni porta a termin un massacro nel suo liceo. Bocciato due volte e da poco espulso, il 19enne fa irruzione mascherato come un ninja e armato di pistola. Uccide 18 persone, di cui 14 sono professori, prima di suicidarsi. Nel 2007, in Finlandia, uno studente di 18 anni apre il fuoco nel liceo dove è iscritto a Tuusula, vicino Helsinki, uccide sette compagni e la direttrice dell’istituto e poi si spara. Dinamica simile per l’attacco avvenuto l’anno dopo, ancora in Finlandia: nella città di Kauhajoki lo studente universitario Matti Saari spara a dieci compagni e un professore, prima di rivolgere l’arma contro se stesso.

Nel marzo del 2009 è di 16 morti il numero finale dell’assalto all’istituto tecnico di Winnenden compiuto da un ex studente di appena 17 anni, diplomatosi l’anno prima. Il ragazzo si tolse la vita, successivamente il padre fu accusato di omicidio colposo perché il figlio aveva utilizzato una delle numerose armi del padre.

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