Il pestaggio fu l’effetto dei “vecchi rancori” di un “soggetto spregiudicato e aduso a violare la legge, spesso con modalità violente, disposto a tutto pur di perseguire i propri obiettivi”. E in questo caso “ha posto in essere in modo subdolo e premeditato una brutale ed incivile aggressione”. Ecco alcuni dei passaggi più duri dell’ordinanza con la quale il Gip di Torre Annunziata Riccardo Sena, accogliendo parzialmente una richiesta della Procura – pm Antonio Barba, procuratore capo Nunzio Fragliasso – ha disposto gli arresti domiciliari a Sant’Agnello di Salvatore Langellotto.

È l’imprenditore edile pregiudicato per concorso esterno in associazione camorristica accusato di aver aggredito e picchiato il 26 marzo scorso l’ambientalista del Wwf Claudio d’Esposito, causandogli lesioni con una prognosi superiore ai 40 giorni, nel cortile del parco dove risiede e dove d’Esposito stava lavorando a un’area verde. È la vicenda raccontata da ilfattoquotidiano.it a pochissimi giorni dagli avvenimenti. Poi ricordata il 5 gennaio quando Langellotto si è reso a suo modo protagonista di un’altra notizia: l’aver paralizzato il centro di Sant’Agnello per una chiassosa benedizione religiosa di cinque camion della sua azienda, entrati nella piazza del sagrato della Chiesa chiusa al pubblico, con il parroco don Francesco Iaccarino che si è prestato allo show nonostante i trascorsi dell’uomo, e nonostante la benedizione avvenisse a duecento metri dal luogo del pestaggio. Le Iene ci hanno costruito un servizio andato in onda nella notte del 16 gennaio, durante il quale l’imprenditore si è lasciato andare ad allusioni intimidatorie verso il giornalista del Fatto Quotidiano Vincenzo Iurillo.

L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata. L’ordinanza cautelare è stata eseguita ieri (26 gennaio). Una quindicina di pagine. Ci sono i verbali di due testimoni che videro le ultime fasi dell’aggressione, e misero d’Esposito al sicuro del loro salotto di casa prima dell’arrivo dell’ambulanza. La ricostruzione del Gip spiega i dettagli di come Langellotto attese a lungo la sua vittima nei pressi dell’auto e gli tese una trappola “con l’inganno”. Racconta anche di come una persona, per lo spavento, in un primo momento riferì agli infermieri che d’Esposito aveva avuto solo un malore, per poi dire subito dopo cosa era davvero accaduto. È la stessa persona che in un passaggio chiave della testimonianza dice, che nei momenti concitati del dopo aggressione, e dopo averlo visto “infuriato”, Langellotto gli avrebbe detto “che io non conoscevo bene d’Esposito come persona perché in realtà era uno che creava problemi agli imprenditori non facendoli lavorare. In particolare, non aveva creato problemi soltanto a lui ma anche ad altri imprenditori e diceva di avergli fatto perdere tantissimi soldi a causa delle denunce che aveva presentato come presidente del Wwf”.

Il virgolettato combacia col movente dell’aggressione secondo il capo di imputazione: “A causa di vecchi rancori legati alle numerose denunce presentate … che avevano leso gli interessi imprenditoriali di Langellotto”. Il resto sono i particolari del pestaggio e delle lesioni, il reato per il quale l’arresto è stato ordinato, con l’aggravante della minaccia grave. Niente arresto invece per l’altro reato contestato dal pm, violenza privata, per il quale il Gip ha rigettato la misura, che fa riferimento solo ai fatti del 26 marzo. E nulla dice di tutto quello che è successo dopo.

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