Si chiama sociologia della memoria e ha l’obiettivo di far riflettere gli studenti sui meccanismi sociali che influenzano il ricordo e l’oblio nella società contemporanea, sulle tracce profonde che lascia la violenza nella memoria collettiva. A organizzare questo corso, unico in Italia, è l’Università Statale di Milano. Regista dell’operazione è la professoressa Monica Massari. Dopo una parte introduttiva volta ad avvicinare gli studenti con gli strumenti concettuali utilizzati dalla teoria sociale nel campo dei memory studies, l’attenzione verrà rivolta all’intreccio tra reminiscenza, violenza e trauma, in particolare nella storia recente della società europea.

“Questo corso nasce – spiega Massari a Ilfattoquotidiano.it – dalla volontà di fermarsi a pensare sulla memoria da una prospettiva sociale andando a vedere quali sono i processi attraverso cui le comunità ricordano il passato a partire dal presente; mi riferisco soprattutto a quegli eventi che hanno provocato fratture. Vogliamo trarre insegnamento dell’esperienza maturata. Ci fermeremo a riflettere sull’oblio con un chiaro intento civile. Se in alcuni casi è legittimo che le vittime vogliano dimenticare le esperienze che hanno segnato la loro esistenza, per la collettività ricordare costituisce un dovere”.

Oggetto di approfondimento della parte speciale del corso saranno eventi sociali, politici e culturali particolarmente traumatici che hanno segnato il processo di elaborazione, selezione e/o rimozione del passato a livello pubblico: la guerra, il colonialismo, i nessi esistenti tra nazismo, fascismo e razzismo, il terrorismo e la strategia della tensione, la violenza mafiosa, le migrazioni, i naufragi e le morti nel Mediterraneo e la memoria traumatica della pandemia.

Il corso, aperto a tutti gli studenti, della durata di sessanta ore (nove crediti formativi), partirà il 15 aprile e prevede anche lezioni itineranti sui luoghi della memoria come piazza Fontana, dove si terrà una lezione organizzata grazie alla collaborazione con i familiari delle vittime della strage del 12 dicembre 1969. La professoressa Massari, attraverso la cassetta degli attrezzi delle scienze sociali, cercherà di offrire alcuni strumenti utili per rispondere alle domande che fanno da sfondo: qual è il rapporto che i gruppi sociali hanno con il proprio passato e, inevitabilmente, con il proprio presente e il proprio futuro? Come mai alcune memorie di eventi e storie passate che hanno creato dei traumi diventano patrimonio condiviso mentre altre vengono rimosse e negate? “Lo studio dei passati che non passano e che ancora provocano dolore nel tempo presente – spiega Massari – ci consente di guardare ai vuoti, ai silenzi e alle relazioni di potere che perdurano ancora oggi e di fare i conti con le ingiustizie inferte e subìte, assumendoci la responsabilità di ridare voce agli invisibili e agli esclusi”.

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