Guardarsi attorno in metropolitana e non vedere neanche un volto. O meglio: vederlo, sì, ma rivolto verso il basso, con il naso illuminato dalla luce di uno smartphone. Cosa c’è di più consono ai tempi? Del resto l’uso e l’abuso dei dispositivi elettronici è sotto gli occhi. E i social network, utilizzati da 4,76 miliardi di persone in tutto il mondo, secondo i dati raccolti da Blacklemon nel 2023, sono da molti considerati i principali responsabili di questo uso spasmodico. Così Eric Leroy Adams, il sindaco New York, ha deciso di dichiarare loro guerra, paragonandone i rischi e gli effetti a quelli di sigarette e pistole. Nel suo annuale discorso sullo State of the City, il sindaco Adams si è detto preoccupato soprattutto per la salute dei più piccoli: “Non possiamo permettere, stando fermi a guardare, che le ‘Big Tech‘ monetizzino sulla privacy dei nostri figli”.

Negli ultimi anni sono molti gli studi che hanno cercato di indagare le correlazioni tra l’uso compulsivo dei social media e l’insorgenza di problemi come l’ansia, la depressione e la bassa autostima, e sebbene non vi siano ancora evidenze sui nessi, il primo cittadino non ha dubbi sul fatto che l’uso sregolato di queste piattaforme abbia un serio impatto sulla salute psichica dei più piccoli: “Non possiamo permettere che venga messa a rischio la loro salute mentale”, ha affermato. “Così come è stato fatto con il tabacco e le pistole, tratteremo i social come un altro pericolo per la salute pubblica e ci assicureremo che le società tecnologiche si assumano la responsabilità dei loro prodotti”, ha aggiunto.

I dettagli sulle iniziative da portare avanti per attuare le limitazioni non sono ancora stati resi noti dal Comune, ma c’è chi si augura che il sindaco reintroduca le normative volute da Michael Bloomberg, primo cittadino dal 1 gennaio 2002 al 31 dicembre 2013, che durante il suo mandato aveva vietato i telefonini nelle scuole pubbliche. Una legge poi eliminata dal suo successore Bill de Blasio. In attesa delle misure da seguire, le autorità hanno intanto pubblicato un avvertimento in cui si illustrano una serie di misure che gli adulti possono adottare per promuovere un uso salutare dei social. Si raccomanda di non consentire l’accesso agli smartphone o ai social almeno fino a 14 anni e delineare un piano di famiglia con regole da adottare e rispettare sull’utilizzo delle piattaforme. Alle autorità statali e federali si chiede invece di proteggere i giovani dalle “pratiche predatorie” con politiche più stringenti.

Il responsabile della salute pubblica dell’amministrazione Biden, Vivek Murhy, aveva lanciato un allarme sui rischi dei social già lo scorso anno, soprattutto per i bambini, sostenendo l’ipotesi che ci possa essere un legame fra il tempo trascorso sulle piattaforme e l’insorgenza di depressione e ansa. Lo scorso ottobre Meta, la società di Facebook e Instagram, era poi finita nel mirino di 41 Stati americani che avevano accusato le piattaforme di Zuckerberg di “interferire sull’istruzione e la vita di tutti i giorni” dei giovani. Anche in Europa, del resto, le normative stanno diventando col tempo più stringenti, e tutti i paesi hanno una sorta di “maggiore età digitale”. In Francia, ad esempio, una proposta di legge il 2 marzo scorso è stata approvata quasi all’unanimità e se diventerà legge impedirà ai minori di 15 anni l’uso dei social. In Italia, invece, il limite è 14 anni, e per chi ha 13 anni o meno è necessario il sì dei genitori (anche se è molto facile mentire sulle date al momento delle iscrizioni).

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