Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge per l’election day: alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi potranno essere accorpati il primo turno delle amministrative (si vota in 27 capoluoghi di provincia, tra cui Firenze, Bari e Cagliari) e le regionali in Piemonte, Umbria e Basilicata. Si “liberalizzano” anche i limiti ai mandati consecutivi per i sindaci dei piccoli comuni: in quelli tra 5mila e 15mila abitanti si potrà arrivare al terzo mandato invece dei due attuali, mentre sotto i 5mila viene eliminato ogni limite. A dare l’annuncio ufficiale in conferenza stampa è stato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Si tratta di un primo passo verso la concessione del terzo mandato anche ai sindaci delle maggiori città e ai governatori di Regione, un tema che sta a cuore alla Lega ma su cui c’è la freddezza di Forza Italia. E infatti dal Carroccio esulta il ministro delle Autonomie Roberto Calderoli: “È il coronamento di un’altra storica battaglia della Lega, nell’interesse dei territori e dei cittadini”, dice. “Finalmente raggiungiamo un traguardo che gli amministratori chiedono da tempo, dando risposta alle migliaia di piccoli comuni interessati da questo provvedimento. In passato, a causa dell’obbligo di ricambio e per impossibilità di candidature, ci sono stati perfino casi di comuni rimasti senza sindaco e costretti al commissariamento. Una cosa inaccettabile. Ecco perché mi sono fatto personalmente promotore di questa iniziativa”, rivendica.

Festeggia anche il presidente dell’Anci (l’associazione dei comuni), il sindaco di Bari Antonio Decaro, che parla di un “passo avanti molto importante”: “Finalmente viene data una risposta positiva alla richiesta che da anni viene da tutti i sindaci e si sana, almeno in parte, un vulnus democratico che abbiamo sempre giudicato gravissimo”, dice. Chiedendo già un passo oltre oltre: “A questo punto diventa inevitabile andare fino in fondo, estendendo il numero dei mandati anche per i sindaci dei comuni sopra ai 15mila abitanti. Una volta chiarito che soltanto gli elettori devono avere il diritto di giudicare se i propri sindaci devono essere confermati o mandati a casa, una disparità di trattamento nei confronti di soli 730 comuni più grandi, sul totale dei 7896 comuni italiani, appare davvero incomprensibile, e probabilmente incostituzionale”, sostiene. Il suo vice, il deputato di Forza Italia Roberto Pella, parla di “un segnale forte di attenzione ai piccoli comuni”: È spesso difficile reperire candidati disposti ad intraprendere una carriera amministrativa che nei piccoli centri è quasi “volontariato“, con tutti i rischi che però comporta amministrare un ente locale. Il sindaco, inoltre, soprattutto nelle piccole comunità, rappresenta un punto di riferimento, fondamentare per accrescere la credibilità delle istituzioni e la fiducia dei cittadini che hanno così la possibilità di indicare il proprio e più diretto rappresentante senza limiti temporali”, dice.

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