Da quando le operazioni dell’esercito israeliano si sono estese nel sud della Striscia di Gaza, nella città di Rafah, al confine con l’Egitto, sono arrivate decine di migliaia di sfollati in fuga dalle bombe. E così la popolazione è più che quadruplicata, passando da 250mila a oltre un milione di persone. Con tutte le conseguenze che questo comporta sui servizi igienici, sanitari e sulle provviste di cibo. Si parla di oltre la metà degli abitanti della Striscia, che conta più di 2 milioni di palestinesi. “Rafah è diventata la destinazione di chi spera di salvarsi dai bombardamenti” racconta un’operatrice Oxfam, anche lei rifugiata a Rafah insieme alla sua famiglia. “Se cammini per strada hai la sensazione che sia una pentola a pressione. La città e le sue strutture non riescono a soddisfare le esigenze di tutte queste persone. Tutto è sovraffollato e tutto è scarso. I servizi igienici non sono adeguati e quelli ospedalieri sono molto limitati”. In questi giorni, soprattutto chi vive in tenda, sta affrontando le basse temperature senza alcun mezzo per scaldarsi. “Le tende non reggono il vento e la pioggia. Le persone non hanno un abbigliamento invernale perché hanno lasciato la propria casa pensando che si trattasse di qualche giorno. Invece i giorni sono diventate settimane e le settimane sono diventate mesi. E ora i bambini si ammalano perché non hanno vestiti e un posto caldo dove stare”

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze degli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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