L’attenzione della comunità internazionale è concentrata, nelle ultime settimane, sul Medio Oriente e l’Asia Orientale, ma dall’Africa, un continente strategico troppo spesso dimenticato a livello geopolitico, suona un allarme preoccupante per Europa e Stati Uniti. La Russia ha recentemente annunciato, come riportato da Reuters, l’avvio di una cooperazione militare con il Niger, mentre il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha ribadito, durante una visita in Togo, che Pechino è pronta a difendere la sovranità e la sicurezza di questa piccola nazione africana. La doppia mossa delle due potenze evidenzia come le sfere d’influenza russa e cinese si stiano allargando sempre di più in Africa a discapito di quelle di Bruxelles e Washington. Ecco come stanno le cose in alcune aree del continente.

SAHEL – La regione del Sahel, ricca di risorse minerarie con una popolazione tra le più povere del mondo, è strategicamente importante per il controllo dei flussi migratori e per il contrasto al terrorismo internazionale ma è anche segnata da violenze e instabilità. A partire dal 2020 ci sono stati, come riportato dall’International Politics and Society (IPS), ben cinque colpi di Stato: due in Mali, due in Burkina Faso e uno in Niger. I golpe sono stati giustificati, tra le varie cose, dall’incapacità dei regimi precedenti di affrontare la minaccia dei gruppi terroristici legati all’islamismo radicale che imperversano nella regione, ma hanno anche provocato un mutamento a livello geopolitico. Le giunte militari al potere, come chiarito dall’IPS, hanno catalizzato “il sentimento anti-francese” già molto diffuso tra la popolazione e provocato dal “fallimento” degli interventi internazionali contro il terrorismo guidati dalla Francia ( ex potenza coloniale della regione). Ad approfittare della situazione è stata la Russia che, tra le altre cose, ha siglato una serie di accordi economici con il Mali (tra i maggiori produttori d’oro a livello mondiale) e la nazione africana, dopo aver cacciato le truppe francesi, ha potuto usufruire (spesso con esiti tragici dal punto di vista umanitario) del supporto del gruppo Wagner. Mosca si è inoltre impegnata a fornire maggior supporto militare a Bamako. Il Burkina Faso, come ricordato da Le Monde, è sempre più legato a Mosca con un’accelerazione della cooperazione militare, la collaborazione in ambito sanitario e l’impegno della Federazione russa a costruire una centrale nucleare in loco.

CORNO D’AFRICA – Le potenzialità del Corno d’Africa, una regione chiave per il controllo del Mar Rosso e quindi dei traffici commerciali che lo attraversano, sono state notate dalla Cina. Pechino ha siglato una serie di accordi con l’Eritrea, uno dei regimi autoritari più duri e isolati del pianeta, nel settore agricolo, minerario, ittico ed in ambito infrastrutturale. Asmara ha accettato, nel 2021, di entrare a far parte della Nuova Via della Seta, mentre lo scorso anno si è dato il via all’estrazione di zinco e rame in una miniera che verrà sfruttata da entrambe le nazioni. Nel 2021 Pechino ha aperto la sua prima base militare all’estero nella piccola nazione di Gibuti, affacciata sul Mar Rosso, e la presenza di questa struttura evidenzia una penetrazione in un’area significativa per gli interessi di Europa e Stati Uniti. Gibuti, proprio come l’Eritrea, è entrato a far parte della Nuova Via della Seta e Pechino ha finanziato una serie di progetti infrastrutturali, come porti e strade, desiderati dalla Nazione africana. Pechino, come chiarito da Reuters, ha investito molto anche in Etiopia spendendo miliardi di dollari in progetti legati alle infrastrutture e cancellando oltre 13 miliardi di dollari di debiti contratti da Addis Abeba nei confronti della Cina. Le azioni di Pechino contrastano con i rapporti non eccezionali che intercorrono tra Etiopia e Stati Uniti, con il rischio che Washington possa finire fuori dai giochi.

GABON E UGANDA – Il 30 agosto del 2023 un colpo di stato militare ha deposto il Presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba. Ali Bongo era alla guida del Paese dal 2009 e ne aveva preso le redini dal padre, Omar Bongo, che aveva guidato la Nazione africana sin dall’indipendenza ottenuta nel 1967. Il Gabon può contare sul terzo prodotto interno lordo dell’Africa, su ingenti risorse petrolifere e, almeno sino al recente passato, sull’interesse della Francia. Parigi, che ha condannato il golpe e chiesto il rispetto delle regole democratiche, aveva sempre sostenuto i Bongo ed investito nel settore energetico e petrolifero (oltre ad avere 400 soldati in Gabon). La Nazione africana era, però, già stata attenzionata da Pechino ed era entrata, nel 2018, nella Nuova Via della Seta. La Repubblica Popolare, come riportato dal Lowy Institute, è interessata al Gabon e potrebbe puntare a costruire una base militare lungo la costa dell’Africa Occidentale. La Cina era il principale partner commerciale del Paese già nel 2022 e ha tratto particolare beneficio dall’importazione della manganese di cui è ricco questo Stato.

La Russia può invece contare su rapporti piuttosto stretti, dal punto di vista della cooperazione militare, con l’Uganda. Mosca rifornisce la nazione africana di armamenti ed aerei da guerra mentre Kampala ha tradizionalmente inviato una parte del proprio esercito ad addestrarsi nelle nazioni ex-sovietiche. Mosca e Kampala hanno annunciato la costruzione di una centrale nucleare in territorio ugandese mentre il presidente Yoweri Museveni ha espresso interesse per la cooperazione con la Russia nella costruzione di batterie elettriche. L’Uganda possiede, infatti, litio, terre rare e altre risorse che possono essere utili in questo ambito. Museveni aveva reso noto, nel 2022, che Kampala avrebbe cooperato con Mosca nel settore spaziale, in quello agricolo, energetico e vaccinale.

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