Un altro De Luca divide il Partito Democratico. A spaccare i dem stavolta è il masaniello siculo, Cateno De Luca, detto anche Scateno, proprio per i suoi toni spesso fuori dalle righe. Seminudo all’Ars, coperto solo dalla bandiera siciliana, oppure mani ai fianchi di fronte al porto di Messina, dove con incessanti dirette Facebook annunciava lo stop agli ingressi in Sicilia durante il lockdown: sono queste alcune delle immagini dell’ex sindaco di Messina che meglio ne riassumono lo stile politico. A questo, però, si affianca, un risultato elettorale da capogiro: col partito fondato da poco, Sud chiama Nord, e senza alleanze, ha raggiunto alle Regionali del settembre del 2022, il 24 per cento delle preferenze, arrivando secondo tra i sei candidati alla guida della Sicilia, incassando più della metà dei voti ottenuti dal presidente Renato Schifani (42 per cento) che era sostenuto da una vera e propria corazzata di centrodestra (oltre a Fdi, Lega e Fi, anche la Dc di Totò Cuffaro e l’Mpa di Raffaele Lombardo).

il sondaggio riservato – Risultati che possono far gola, soprattutto in quella parte politica rimasta ben al di sotto di queste percentuali. Di certo il gruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana, ha lanciato un assist per un’alleanza con De Luca che da par suo raccoglie, ammettendo di essere in “cerca di ospitalità”. Un’ipotesi però che spacca il Pd al suo interno: dopo l’assist del gruppo all’Ars, i dem di Messina, che siedono all’opposizione di De Luca in consiglio comunale, mandano un comunicato di fuoco, ricordando gli attacchi subiti in questi anni. Ma a spingere il Pd verso un’alleanza con De Luca alle Europee ci sarebbe anche un sondaggio, ancora non pubblico, che rivelerebbe come un accordo farebbe scattare un seggio in più (due in tutto) in Sicilia e Sardegna. Forse per questo, le dichiarazioni dei dem in conferenza stampa, sono state chiare. Convocata martedì mattina per approfondire la finanziaria appena votata, i deputati regionali del Pd, incalzati dai giornalisti, hanno aperto all’alleanza.

Lo scontro Palermo-Messina – “Alle scorse elezioni regionali Pd, M5s e il movimento fondato da De Luca si sono presentati separatamente”, ha ricordato Michele Catanzaro, capogruppo Pd in Regione, durante una conferenza stampa in cui è stato ribadito il lavoro unitario svolto dall’opposizione. “Quanto accaduto all’Ars nel corso dell’approvazione della Finanziaria dimostra le carenze e la fragilità del governo regionale, di contro è emerso invece un ruolo propositivo e unitario delle opposizioni. In Aula continueremo su questa scia ma bisogna far valere questa intesa trasmettendola ai territori”. Un’apertura chiara a De Luca, che ha fato balzare dalla sedia i dem di Messina, dove il Pd da anni è all’opposizione in consiglio comunale. E così il coordinamento provinciale del Pd messinese incalza i compagni di partito: “Cateno De Luca, e le forze politiche in cui ha militato, sostenuto e con le quali è stato candidato (Mpa, Udc, Forza Italia), e quelle che ha fondato da Sicilia Vera a Sud Chiama Nord, si sono sempre stabilmente collocate nel centrodestra. È quello il suo campo, sono quelli i suoi valori. A ciò si aggiungano i comportamenti, gli atteggiamenti, le prese di posizioni e la presenza social di questi anni che tutto raccontano fuorché di un interlocutore possibile per il Pd ed il centrosinistra: più volte criticati e dileggiati con volgarità”.

“È ingestibile e ci insultava” – Un “ingestibile”, secondo i messinesi che sottolineano: “Se qualcuno a Palermo, o nelle altre provincie, crede di conoscere o pensa di poter gestire Cateno De Luca si sbaglia di grosso e, dalla provincia di Messina, siamo nella condizione di offrire un quadro chiaro e circonstanziato. È vero che alla Sicilia e a Messina serve un’alternativa politica ed elettorale e neanche noi ci rassegniamo ad un ruolo minoritario, ma non ci sono scorciatoie: se il Pd e le forze progressiste vogliono tornare a vincere, a livello regionale e nei territori, recuperino la propria identità e costruiscano un progetto che sappia parlare alle siciliane e ai siciliani”. A rispondere all’intervento del Pd messinese, è Nello Dipasquale, tra i più esperti del gruppo dem, arrivato alla sua terza legislatura: “In Aula è un asse che già esiste e vede questi tre partiti uniti nell’opporsi al governo Schifani. Non possiamo dunque non considerare una futura alleanza con queste stesse forze politiche”.

Lui gongola: “Cerco ospitalità, ma non a tutti costi” – Che tradotto vuol dire che ci sarà un accordo per le Europee con Cateno De Luca? “Un’alleanza con Sud chiama Nord è quello che auspico sia per le europee che per le provinciali”, risponde Dipasquale. Mentre il leader di Sud chiama Nord, intanto, prova a dare le carte: “Non sono interessato alle alleanze del contro”, risponde subito, contattato da ilfattoquotidiano.it. E continua: “Agisco sempre con programma e obiettivi, questo mi ha consentito di conquistare il consenso. Se sto all’opposizione del centrodestra non è per un fattore ideologico ma perché governano male ed hanno una impostazione ‘politico mafiosa’ delle istituzioni”. Per questo De Luca cerca “ospitalità” nel centrosinistra: “Per le europee noi siamo alla ricerca di ospitalità. Ovviamente non possiamo chiederla alle forze politiche del centrodestra. Ma non siamo neanche nella situazione di elemosinare. Penso che il nostro elettorato potrebbe essere indispensabile per far scattare qualche seggio in più a chi ci ospita”.

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