E’ stata lanciata oggi a Roma al Senato la campagna sociale LEI È, patrocinata dalla Fondazione Pubblicità Progresso: 12 soggetti diversi, ma con al centro la libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne. La campagna sarà diffusa sulle principali testate, in affissione, in tv e sui social e viaggerà sulle metropolitane delle città italiane. Proposta dall’associazione Lofficina e co-firmata da Senonoraquando? Torino, Break the Silence Italia, Torino Città per le Donne, è stata realizzata pro bono dalla Agenzia di pubblicità Hub09.

L’obiettivo è far conoscere leggi e diritti faticosamente conquistati negli anni e difenderli perché valgano anche domani. Dal diritto di scegliere se portare avanti una gravidanza, garantito dalla legge 194, alla parità salariale sancita dalla Costituzione; dalla denuncia della violenza maschile, riconosciuta come violazione dei diritti umani dalla Convenzione di Istanbul, alla tutela di chi trova il coraggio di denunciare, prevista dal Codice Rosso.

Una campagna che mira anche a scardinare luoghi comuni e stereotipi sul ruolo delle donne, nel mondo del lavoro come in politica e nelle relazioni intime, che limitano la loro libertà e alimentano la violenza di genere che ha profonde radici culturali. “Scegliere e dare una priorità a 12 ambiti su cui si voleva focalizzare l’attenzione non è stato facile” dicono le rappresentanti delle associazioni che insieme all’agenzia di comunicazione l’hanno ideata. L’Italia ha una legislazione rilevante a tutela dei diritti delle donne. Ha per esempio la legge 194 sull’interruzione di gravidanza che, all’epoca della sua entrata in vigore nel 1978, era una legge all’avanguardia, rispetto a quelle di altri Paesi europei.

Gli ostacoli maggiori però sono nell’effettiva applicazione delle leggi. Se i diritti non sono esigibili una legge è priva di effetti.

La campagna è accompagnata dall’indicazione di leggi e normative che dovrebbero essere dei capisaldi per l’empowerment femminile, ma che sono spesso inapplicate o applicate male, o rischiano addirittura di essere cancellate. La campagna LEI E’ vuole dare consapevolezza alle donne dei loro diritti e delle prerogative di queste leggi.
Partendo dalla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza: perché scegliere se portare avanti o interrompere una gravidanza è un diritto previsto dall’art. 5 della legge, che sancisce che questa decisione spetti alla donna senza condizionamenti o pressioni. E che l’interruzione di gravidanza deve avvenire in sicurezza, in tempi certi e senza creare disagio alle donne che intraprendono questo percorso. Sappiamo che questo molte volte non avviene. Le donne devono sapere che abortire in modo libero e sicuro è un loro diritto stabilito da una legge dello Stato.

Un altro ambito è quello della parità salariale: l’Italia registra un divario salariale uomo-donna in Europa del 43%, meglio solo di Austria e Paesi Bassi, benché esista una legge, la 162 del 2021, a prima firma della deputata Chiara Gribaudo, che promuove la parità e individua e amplia le fattispecie di discriminazione diretta o indiretta, oltre una direttiva europea del maggio 2023 che va nella stessa direzione. Avere consapevolezza del proprio valore e del diritto statuito da questa legge vuol dire pretendere, lottare e denunciare per esigere la parità in ambito lavorativo.

Non potevano mancare due riferimenti al tema della violenza, la più grande discriminazione subita dalle donne. Il primo è la convenzione di Istanbul che è la colonna portante della legislazione per prevenire e combattere questo fenomeno. La Convenzione, che è stata ratificata dall’Italia nel 2013, è legge dello Stato. La mancanza di risorse e strutture, la non piena conoscenza della legge da parte di molti operatori, ma soprattutto gli stereotipi e i pregiudizi ancora presenti nella nostra cultura rischiano di indebolire gli importanti cambiamenti normativi e istituzionali della Convenzione. Sapere che esiste una legge che ci aiuta in questo percorso può essere fondamentale per tante donne che ne subiscono quotidianamente gli effetti. Il secondo riferimento è il Codice Rosso che aiuta le donne a denunciare, a liberarsi dallo stalking, a non avere paura di affrontare questi momenti con determinazione e coraggio. Ma le risorse economiche investite in questo ambito sono congrue? E i magistrati, le forze di polizia e i carabinieri sono sufficientemente formati e in numero adeguato per gestire questo fenomeno sempre più dilagante?

Non poteva certo mancare l’art. 3 della nostra Costituzione, vero faro della nostra democrazia a cui tutte le leggi devono ispirarsi, attenersi e rispettare. Per combattere il patriarcato, ancora purtroppo troppo presente nella nostra società, dobbiamo fortemente credere in questo principio di uguaglianza e pretendere che lo Stato, come recita il secondo comma dell’articolo, rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e la reale eguaglianza.

Tutti i soggetti della campagna saranno nei prossimi mesi veicolati sui vari mezzi di informazione. Se la campagna diventerà virale sarà un piccolissimo contributo per arrivare ad una reale parità e soprattutto ci ricorderà costantemente che dobbiamo conoscere i nostri diritti e prendercene cura, perché quello che oggi è normale continui ad esserlo anche domani.

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