Anche chi lavora al ministero della Difesa può richiedere di attivare l’identità alias per persone in transizione di genere. Il dicastero infatti, con una circolare rivolta al personale civile, ha recepito le disposizioni del contratto nazionale per il pubblico impiego e in particolare l’art.21 del CCNL “al fine di eliminare situazioni di disagio ed evitare che possano realizzarsi forme di discriminazione”. La notizia è circolata su Twitter nei giorni scorsi e il primo a commentarla è stato lo stesso ministro Guido Crosetto: “Lo scopro ora”, ha scritto, “e non avendolo visto suppongo non sia stato coordinato né con Segretario Generale (da cui dipende la Direzione) né con Gabinetto o Ufficio Legislativo. Il Direttore ha probabilmente ritenuto che l’applicazione del contratto collettivo lo esimesse da condivisione”.

La circolare contiene le linee guida rivolte al ministero e che applicano il contratto nazionale. Un intervento analogo è stato fatto per i professori, con la sottoscrizione del nuovo contratto per la scuola, a settembre scorso. A tutela del “lavoratore che ha intrapreso il percorso di transizione di genere di cui alla legge n. 164/1982 e s.m.i.”, le amministrazioni “riconoscono un’identità alias – con modalità che saranno specificate in apposita regolamentazione interna – al dipendente che ne faccia richiesta supportata da adeguata. documentazione medica”. L’identità alias, ovvero il nome scelto dal dipendente o dalla dipendente che sta facendo un percorso di transizione, si potrà usare “al posto del nominativo effettivo risultante nel fascicolo personale” ad esempio per “il cartellino di riconoscimento, le credenziali per la posta elettronica, la targhetta sulla porta d’ufficio”.

Protestano e se la prendono con il governo gli antibortisti Pro Vita: “È molto grave”, si legge in un comunicato firmato dal portavoce Jacopo Coghe, “che il ministero della Difesa stia legittimando l’adozione della cosiddetta ‘identità alias'”. Questo, sostengono, “è un atto ideologico” che metterebbe in pericolo le donne. Per questo chiedono al ministro Crosetto “di intervenire immediatamente e a tutto il governo di assicurare che nella Pubblica amministrazione questi provvedimenti ideologici non vengano adottati”.

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