Da quattro anni non riescono ad aprire le finestre di casa propria a causa del frastuono di auto e camion che passano a pochi metri dalle loro abitazioni, quasi sempre incolonnati negli ingorghi continui che contraddistinguono la fatiscente rete autostradale ligure, martoriata dai cantieri resi necessari per colmare la lacuna di decenni di incuranza. Se stendessero sul balcone, in pochi minuti i panni si riempirebbero di polveri. Sono i residenti dei quartieri di Genova attraversati dai tratti autostradali dell’A7 e dell’A10 privi di barriere anti-rumore.
Un’inchiesta correlata a quella sulla mancanza di prevenzione e la strage del ponte Morandi aveva infatti appurato che circa 12 chilometri di pannelli fonoassorbenti potevano crollare da un momento all’altro. Per questo, nel dicembre 2019, i pannelli fonoassorbenti che, fino a quale momento, proteggevano i timpani dei residenti, sono stati smantellati in tutta fretta, ponendo fine al quieto vivere degli abitanti. I lavori per la loro sostituzione non sono immediati, prima è necessario terminare lo smantellamento, ricostruire i basamenti in cemento, quasi sempre compromessi, e verificare la tenuta delle strade sottostanti. Un lavoro lungo che mal si concilia con le immediate dichiarazioni che erano state rese alla stampa: “Finiremo entro il 2022”, si legge nei resoconti dei giornali locali.
Roberta Rossi, una delle residenti interferite, abita a pochi metri dall’imbocco della cosiddetta “camionale”, il tratto dell’A7 che collega Genova a Milano famoso per le sue curve, capaci di sbalordire chiunque la percorre per la prima volta. Il 14 agosto 2018 era in casa, la sua finestra è rivolta verso il ponte Morandi, il boato che precedette il crollo le fece alzare gli occhi e assistere al crollo. Non ha visto un euro di indennizzo, ma conserva la mail con la quale Aspi le garantiva che il suo quartiere (Certosa) sarebbe stata la “priorità” dei cantieri, che sarebbero iniziati nel 2021. Sono passati 4 anni, davanti a casa sua non è ancora partito neanche il cantiere per il ripristino delle barriere, alle mail rispondono rimandando al 2025. Insieme ad altre centinaia di persone riunite nel “Comitato barriere antirumore” ha deciso di unirsi ad Assoutenti e procedere per vie legali: “Chiediamo chiarezza sui tempi e sulle modalità del ripristino delle barriere anti-rumore – spiega la presidente del comitato Elisabetta Nasuti – visto che ad oggi è stato ripristinato meno di un chilometro sui dodici privi di protezione”.
Incontriamo l’avvocato che difende i residenti Agostino-Luca Cesareo, con Assoutenti si è appena costituito parte civile nell’ambito del processo sulla strage di ponte Morandi: “Sui tempi, da parte di Autostrade ci è stato detto che potrebbero terminare i lavori nel 2028, sulla richiesta di indennizzi per il danno subito, invece, sembrano non sentire ragioni”.
Per questo a gennaio il comitato che riunisce gli abitanti interferiti dai lavori annuncia l’avvio di un procedimento di richiesta risarcimento per i danni. Dal canto suo Autostrade per l’Italia, contattata da ilfattoquotidiano.it, dichiara di essere “al lavoro per ridurre al massimo i disagi, attraverso una programmazione serrata, che tenga conto sia delle esigenze dei territori sia del piano di ammodernamento in corso sulla rete, ma anche attraverso lo studio di soluzioni ponte in vista dell’ultimazione degli interventi”. Il riferimento è l’esigenza di garantire la viabilità. I cantieri per i pannelli, infatti, rallenterebbero ulteriormente un traffico altamente congestionato, per questo sono lavori che vengono svolti prevalentemente di notte, senza bloccare il traffico, con le inevitabili ripercussioni sulla tempistica.
“Sull’intera rete nazionale di competenza di Aspi è in corso un piano, definito con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per la riqualifica delle barriere integrate sicurezza-antirumore, al fine di adeguarne i livelli di prestazione alle più recenti norme tecniche – prosegue la nota di Autostrade – Il piano è stato preceduto dallo smontaggio in via cautelativa dei pannelli che assolvono alla funzione fonoassorbente, per le successive verifiche ed elaborazioni progettuali da sviluppare preliminarmente all’esecuzione degli interventi”. Nel corso dell’audizione dello scorso 26 ottobre in Regione, la società ha parlato di un termine lavori previsto entro i prossimi 3-4 anni “in base a criteri di priorità che oltre a tenere conto di quanto previsto dalla normativa in materia recepiscono le segnalazioni proventi dai territori, compatibilmente con le esigenze trasportistiche e secondo una pianificazione integrata con gli altri piani di ammodernamento e manutenzione previsti su ciascuna tratta autostradale per minimizzare gli impatti sull’esercizio dell’infrastruttura”. Nessun accenno alla questione risarcimenti, che evidentemente Autostrade non ritiene opportuno riconoscere agli abitanti, che da quattro anni subiscono le conseguenze in termini di rumori, fumi e polveri causati dai cantieri di smantellamento prima e dall’assenza di protezioni adesso.
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